Un caffè con David Bowie: la difficile gavetta del duca bianco
David Bowie ha speso quasi una decade ai margini della scena musicale inglese prima che il singolo “Space Oddity” lo spedisse in vetta alle classifiche.
All’inizio del 1969, dopo una serie di singoli fallimentari e un album d’esordio passato inosservato, le prospettive di Bowie come cantante pop stavano sbiadendo. Una lite avvenuta durante la registrazione del video promozionale Love You Till Tuesday proprio il giorno prima che David incidesse la prima versione di Space Oddity , i versi malinconici come «I think my spaceship knows which way to go» («Penso che la mia astronave sappia quale via seguire») contribuiscono a mostrare Space Oddity come una canzone di rinuncia, rassegnazione e accettazione di un destino preordinato. Singolo che invece segnerà l’ascesa del cantate nella scena musicale internazionale.
Il cantante infatti passò una buona decade ai margini della scena musicale inglese ed è ricco il materiale che produsse in quel periodo. Pitchfork.com ha scavato a fondo e selezionato le prime tracce di David Robert Jones alias David Bowie : un’artista mutevole e all’inseguimento dello spirito del suo tempo fin dall’inizio. Queste tracce mostrano il processo di ricerca dell’artista e la scalata dellla rockstar che nel 1970 raggiunse il successo.
Leggi anche: Dolores O’Riordan, la vita cambia ogni giorno
“Liza Jane” – Davie Jones with the King Bees
“Sognavo di diventare come Mick Jagger”, disse una volta Bowie. E con questo singolo tentò di far diventare il suo sogno realtà. “Liza Jane” uscì nel 1964, l’artista aveva 17 anni.
“Can’t Help Thinking About Me” – David Bowie With the Lower Third
I King Bees non durarono a lungo, ma Bowie era solo all’inizio. Nel 1965 , firmò con la Pye Records, meglio conosciuta come etichetta dei Kinks. E questo originale Bowie canta, come è stato scritto sotto l’incantesimo di Ray Davies, un testo tagliente e semi satirico e un ritornello molto orecchiabile. Bowie sembra avesse una predilezione per “Can’t Help Thinking About Me”, facendola rivivere per un po’ alla fine del 1990 e primi anni 2000 , e inserendolo nella recente Nothing Has Changed collection .
“I’m Waiting for the Man” – David Bowie with The Riot Squad
Bowie scoprì un nuovo idolo alla fine del 1966 , quando il suo allora -manager gli porse una pre-release dei The Velvet Underground & Nico (acquisita direttamente da Andy Warhol stesso). “Tutto quello che ho sentito e non conoscevo della musica rock mi fu svelato”, disse Bowie sull’epocale LP di debutto dei VU. In breve, registrò quella che probabilmente è la prima cover dei Velvet Underground, un ancora inedito “I’m Waiting for the Man.”
Leggi anche: Il dilemma dell’ Artista
“Little Toy Soldier” – David Bowie With the Riot Squad
Il testo cita ” Venus in Furs “, ode di Reed a S & M . Bowie non sembra prendere il suo racconto di fruste e bondage molto sul serio facendo a meno del dramma di “Venus ” e sostituendolo con l’eccesso. “Little Toy Soldier” non è da considerare una grande prova, ma apre la strada ad alcune delle opere più tarde e più bizzarre di Bowie .
“Letter to Hermione” – David Bowie With John Hutchinson
Una demo del 1969, la cadenzata “Letter to Hermione ” è preziosa come suggerisce il titolo. Ma è anche decisamente splendida, una ballata infelice degna di Joni Mitchell che è rafforzata dalla caratteristica registrazione in lo-fi. ” Mi preoccupo di nessun altro che non sia tu” Bowie canta con la sua voce più fragile. “Mi strappo l’anima per fermare il dolore.” “Hermione ” sarà più tardi presentata in Space Oddity nel 1969 , ma la tenera performance Bowie qui ha un fascino ultraterreno .
“Let Me Sleep Beside You” – David Bowie
Sei tu, David ? Questa canzone, registrata alla fine del 1967 ( ma inedita fino al 1970 ), è un buon modo per concludere dal momento che ha una delle caratteristiche più riconoscibili: la voce di “David Bowie” dei primi anni. “Let me be Beside You ” è la prima collaborazione del cantante con Tony Visconti, dando il via ad un proficuo rapporto che sarebbe durato fino alla fine. I versi lussuriosi ci presentano un “provarci” un po’ ripetitivo, ma la voce stranamente ammaliante di Bowie è quello che ci rimane impresso; un suono strano che colpisce, tra chitarre fuzz e accenti orchestrali. Il genio non è del tutto emerso, me è in agguato nell’ombra!
Alessandra Notaro