Resilienza ed emozioni: Come coltivare Relazioni “sane”

Resilienza ed emozioni: Come coltivare Relazioni “sane”

Quanto sei resiliente di fronte una difficoltà emotiva o fisica? La risposta è nella qualità delle tue relazioni.

Possiamo affermare in linea di massima che maggiore è la qualità del supporto che riceviamo dal sistema familiare e dagli amici, maggiore sarà la nostra capacità adattiva e la flessibilità rispetto ad eventi stressanti. Avere un sistema di cui ci fidiamo e che ci supporta contribuisce ad aumentare la fiducia in noi stessi, nelle nostre abilità e in generale ad avere un approccio ottimistico.

Tuttavia di fronte le difficoltà tendiamo spesso a chiuderci in noi stessi, ad isolarci e non condividiamo con gli amici o familiari ciò che ci turba.

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Le relazioni sociali, per loro natura, costituiscono e sono parte essenziale delle risorse esterne dell’individuo. Come una vera e propria “rete” le relazioni ci proteggono dagli eventi che possono perturbare la nostra tranquillità psicofisica (omeostasi) e alla lunga provocare un disagio esistenziale.

La rete evoca tuttavia anche la costrizione. È vero che alcune relazioni possono farci “sentire in trappola”: a volte sono proprio alcuni rapporti a intrappolarci emotivamente fino a soffocarci. Quest’ultimi non sono rapporti “sani”. Prestare attenzione e prendersi cura in modo appropiato delle proprie relazioni è un requisito essenziale della nostra vita, una sensibilità che va appresa e coltivata.

La capacità di creare e mantenere un solido rapporto di amicizia e amore, insieme alla resilienza, sembra avere un ruolo fondamentale nel mantenere una salute fisica ed emotiva ottimale.

Le relazioni in quanto prevedono la presenza di un altra persona sono vitali e vulnerabili al tempo stesso, esse infatti possono causare sofferenza e rischiano di incrinarsi per incomprensioni, distrazioni, disattenzioni o indifferenza.

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Per mantenere solidi e soprattutto sani i rapporti bisogna sapere:

  • come funzionano, ovvero quali regole e quali aspettative sono alla base di quella relazione;

  • non darle per scontate;

  • prendersi tutto il tempo necessario a dare sostanza e forma alla relazione.

Prima di andare avanti fermiamoci un attimo. Quando pensiamo a “relazione” pensiamo con molta probabilità agli Altri significativi della nostra vita (partner, marito, moglie, amici forse). Non pensiamo subito a tutte le persone che quotidianamente incontriamo, con la quale entriamo in contatto per un tempo più o meno lungo, per un tempo che giudicheremo in seguito più o meno significativo. Qualsiasi relazione può offrirci un sostegno: una chiaccherata con il vicino più fornirci nuove idee, uno scambio di battute può diventare una condivisione di uno stato emotivo e alleviare lo stress di quel giorno, un incontro potrebbe trasformarsi in una possibilità di lavoro. Così allo stesso tempo, senza rendercene conto, potremmo indurre lo stesso effetto sull’ Altro.

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Ogni relazione se significativa produce un effetto, e ogni relazione che produce un effetto è significativa. Quanto detto però non deve far pensare che avere tanti “amici” è la soluzione per stare bene. Nelle relazioni la cura è fondamentale, e la quantità è nemica del prestare cura e attenzione, del dedicarsi attivamente all’Altro. “Avere tanti amici” va a discapito dei punti sopra elencati; ve li ricordate? Sapere come funzionano le relazioni, non darle per scontate e prendersi tutto il tempo necessario a dare loro forma e sostanza. Queste sono le caratteristiche fondamentali delle relazioni sane e che ci aiutano a essere “sani”.

Tuttavia tra questi requisiti ne manca uno, il più importante, che si pone un gradino più in alto rispetto alle altre. Finora non è mai stato nominato direttamente e se ne è parlato solo trasversalmente come “sensibilità verso l’Altro“, “prendersi cura“, “dedica“. Questi termini fanno tutti riferimento al moto affettivo che ci spinge ad entrare in relazione con l’Altro con spontaneità, che alimenta il nostro desiderio di vicinanza e il piacere della condivisione.

Amore è tutto questo. E non solo.

Alessandra Notaro

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Riferimenti bibliografici:

Newman R., Resilience and psychology: a healthy relationship, 2003, Vol 34, No. 7

Mills H., & Dombeck M., Resilience:Relathionship, JUN 25, 2005

 

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  1. […] ricerca della felicità investa i due campi più importanti dell’uomo: l’ Amore (e dunque le sue relazioni) e il Lavoro. Così ci lanciamo a capofitto in questa ricerca senza però aver chiaro il modo in […]

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