Panda e il Meraviglioso Mondo del Lavoro 01×03: Tutortroll e arcobaleni
Quel giorno Panda tornò a casa alquanto infastidito. Come sempre uscì dal Malatoio dicendo qualche parola di conforto all’AssistInfermo appena lasciato dalla sua amante, con il consueto garbo fece posto alla vecchietta sui freddi sedili della metro D (e D stava per Disagio) e sorrise allo stesso modo al vecchio portiere del condominio sgangherato in cui viveva ma, nel fare tutte queste cose, Panda era consapevole di essere particolarmente irritato verso ciò che lo circondava e sopratutto verso lui, l’incomprensibile e, a quanto pare, irraggiungibile MeMoLa!
Vi chiederete che cosa fosse successo di tanto grave da irritare l’animo solitamente pacioso del nostro amico dagli occhioni neri. Per saperlo bisogna fare un passo indietro all’inizio della sua giornata e a quando Panda aveva accettato di fare un TiroStato con il suo professore di “Antroposofia delle Menti danneggiate” ( come sa bene chi ha letto l’ultima avventura del nostro eroe nel quartiere dei RIP).
Innanzitutto per chi non fosse a conoscenza di questa piag…ehm, pratica (!) antica e leggendaria chiamata TiroStato chiariamo immediatamente che “consiste in un periodo di addestramento pratico all’esercizio di un mestiere compiuto da una persona che nella stragrande maggioranza dei casi è già capace di fare il suddetto mestiere o che nell’altra maggioranza dei casi è totalmente inadatta a svolgerlo e così resta nei secoli dei secoli -amen- ” (definizione testualmente ripresa dal Vocabolario Quattrocani e un’oca, che nel MeMoLa viene considerato un’autorità in fatto di definizioni e significati).
All’origine si narra che in effetti il TiroStato avesse una qualche funzione civica di apprendimento e trasmissione dei saperi ma piano piano il MeMola con l’appoggio dello Stato se ne era avvalso come metodo per far svolgere attività non retribuite a chi avesse la sventura di possedere un Alloro in qualche disciplina. Attività che se fossero state stipendiate non sarebbero neanche mai state concepite.
Ad ogni modo, Panda era un gran lavoratore e odiando stare zampa nella zampa aveva deciso che il TiroStato sarebbe stato un modo onesto di fare esperienza in attesa di entrare a pieno titolo nel MeMoLa.
Così da una settimana si alzava quando ancora neanche il suo vicino Gallo aveva cantato, costringeva la sua pelliccia a entrare nel camice che aveva dovuto comprarsi per iniziare la sua attività nel Malatoio (sia mai che i Pazienti potessero distinguerlo da un TagliaOssa o per un TagliaMenti!) e si piazzava dietro una scrivania ad aspettare che qualcuno avesse bisogno dei suoi servigi di Antroposofo delle Menti Danneggiate.
Fatto sta che in una settimana aveva visto numero 1 e 1/2 Pazienti (di cui 1/2 era scappato quando aveva capito che davanti a lui non c’era un TagliaMenti che potesse rimpinzarlo di pasticchette) ma, in compenso, aveva scritto 100 resoconti in nome della sua Tutortroll (la dottoressa MazzaSbaglia), aveva imparato a ridere a battute che non lo divertivano neanche per sbaglio (sempre in onore della Tutortroll di cui sopra) e soprattutto aveva studiato ogni movimento millimetrico di ciglio e sopracciglio dei due baldi AssistInfermi di cui le sue colleghe, Volpina e Chihuahua, si erano prese una cotta.
Il compito di Panda, in questo frangente, era di osservare ogni presunto segnale di interesse e disinteresse che i due si facevano scappare nei confronti di Volpina e Chihuahua. Le due amiche, infatti, non potevano permettersi di rivelare alcun segno di interessamento manifesto perché erano entrambe fidanzate, annoiate e in quanto Antroposofe di un grado A-sociale superiore rispetto ai due Baldi giovinastri. Dunque il nostro eroe era costretto a osservarli per conto loro e riportare il tutto alle colleghe. Cosa che poteva essere divertente i primi 30 secondi ma che dopo una settimana diventava estremamente estenuante e irritante! Quindi ecco una delle prime ragioni per cui Panda, quel giorno, era particolarmente scontroso verso l’universo.
La seconda ragione risiedeva in una conversazione (se così possiamo definirla) che aveva avuto con la dottoressa MazzaSbaglia.
Avevano appena visto una Paziente Koala che oltre ad avere la Mente Danneggiata aveva anche un Cuore Disagiato e, proprio per questo, appena aveva visto quell’animo buono di Panda gli si era attaccata come una Cozza allo scoglio e sembrava non volersi più staccare.
Panda aveva iniziato a parlarle con calma e le aveva fatto fare alcuni esercizi di respirazione che l’avevano calmata al punto da farla addormentare.
Così il nostro eroe aveva guardato tutto fiero la dottoressa, aspettandosi un complimento per l’operato.
Ma MazzaSbaglia lo guardava con uno sguardo curioso, uno sguardo molto simile a quello di un serpente poco prima che si avventi su una preda. E in effetti, con tono molto simile a un sibilo, si sedette dietro la sua scrivania e con fare condiscendente iniziò a dire le seguenti parole: “Panda, hai commesso un gravissimo errore. Non ti venga mai più in mente di ripetere quello che hai appena fatto. A meno che tu non voglia mettere in discussione la salute di chi si rivolge a noi.”
E qui aveva fatto una pausa ad arte lanciandogli uno sguardo che ebbe l’effetto di far sentire Panda incredibilmente piccino, per poi riprendere con un tono ancor più stridulo e sibilante “Non devi parlare con i Pazienti quando ci sono io davanti: devi capire che sono io che gestisco la visita. Sono io il Tutortroll! E tu sei semplicemente un Panda. Capisco che tra voi di altre Razze può esserci della comprensione ma non è così che si fa.” MazzaSbaglia sospirò guardando la pelliccia bianca e nera del nostro amico ” Sapevo che se prendevo un Panda avrei avuto a che fare con una mente più lenta. Ma io sono buona. E ho pensato -perché non dare una possibilità a quel Panda bonaccione con la sua pelliccia bianca e gli occhi neri? – E tu mi combini questo guaio? Lo so che tu non hai le capacità di Cockerina e Chihuahua. Loro stanno sempre zitte e quando le interpello dicono solo sì. Non ho bisogno di Menti ma di Azioni! Mi hai deluso…E adesso ti pregherei di andarmi a prendere il camice in Lavanderia.”
La dottoressa fece come il gesto di congedarlo ma proprio in quel momento, forse attirata dai sibili che erano piano piano diventati ultrasuoni, era arrivata Volpina con in mano il camice lavato e stirato, dunque la MazzaSbaglia non potè far altro che aprirsi in un dolcissimo sorriso di cui gli unici benificiari furono il camice e la zampa che glielo porgeva: “Ecco, vedi?! Grazie, cara! Se non ci fossi tu, non so come farei! Farò in modo di tenerti dentro questo Malatoio il più possibile”.
Volpina si aprì in un sorriso e con fare compassionevole si avvicinò a Panda dicendo: “Dottoressa, grazie! Ma sono sicura che prima o poi anche Panda potrà esserle indispensabile. Me ne occuperò io e vedrà che risolveremo tutto”.
Durante tutti questi sorrisi, sguardi complici e vomito al nostro eroe non era rimasto che osservare in silenzio la scena cercando di trattenere la sua mandibola da una caduta libera sul pavimento dello sconforto e del disgusto e bofonchiando qua e là dei “Sì, come dice lei dottoressa” a denti stretti.
Poi con un ultimo sforzato sorriso era andato via dal Malatoio e aveva percorso tutta la strada verso casa facendo i conti con quella che era per lui una nuova e strana sensazione: il bruciore di stomaco!
Gli ci vollero varie tisane al bambù per placare il fuoco che infiammava le sue viscere. Qualcosa aveva decisamente turbato il suo equilibrio bianco-nero. Zampettava avanti indietro per la stanza, guardando in cagnesco (e per lui che era Panda si trattava di una strana modalità) tutto ciò che gli ricordava lo sguardo sibilante della Tutortroll e il sorriso slinguettante di Volpina e ogni volta che l’immagine di quel maledetto camice bianco di Lavanderia si faceva vivo con la sua memoria, il suo stomaco gli dava il preciso suggerimento che un bel conato di vomito avrebbe risolto il senso di fastidio che gli procurava.
Sembrava una situazione senza via di scampo se non che Panda si era affacciato alla finestra e, nello stordimento irritato, era riuscito a riconoscere un arcobaleno. Erano 4 strisce di diverso colore che con una certa timidezza si stagliavano nel blu del tramonto. Panda rimase incantato a guardarle e nell’incanto tra nuvole, strisce e stelle della sera il mondo fuori dal MeMoLa si colorò di nuovo. E la pace tornò.
MA LE AVVENTURE DI PANDA NEL MERAVIGLIOSO MONDO DEL LAVORO NON FINISCONO QUA! RITROVEREMO LUI E I SUOI BAMBÙ NELLA PROSSIMA PUNTATA DEI NOSTRI RACCONTI DEL MERCOLEDÌ!
L.T.