Nina Simone, come trasformare un ostacolo in una vittoria

Nina Simone, come trasformare un ostacolo in una vittoria

Eunice suona il pianoforte sempre. Ha sei fratelli ed una mamma che si ammazza di lavoro per dare da mangiare ai suoi bambini. E’ la comunità afroamericana del suo quartiere a pagarle le lezioni di pianoforte, sentendo la magia uscire dalle sue dite già da allora.

Eunice ama Bach sopra ogni cosa ed il suo sogno è di fare la concertista classica. Eunice ha la pelle nera. Siamo negli anni cinquanta e nessun conservatorio statunitense permette a chi ha il colore scuro di oltrepassare l’ingresso.

Il dolore per questo impedimento la costringe a ripiegare nel jazz ed Eunice diventa Nina Simone, in onore di Simone Signoret, che ammirava molto. Inizia a suonare e cantare nei club e nel 1958 esce il suo album di debutto.

Nel corso del tempo Nina tramuterà la frustrazione per quel sogno distrutto di suonare Bach in rabbia ed energia per lottare per i diritti civili: registra Old Jim Crow e Mississippi Goddam, che diventano veri e propri inni per i diritti civili. In questa lotta è al fianco di Malcolm X e di Martin Luther King, dei quali è amica intima.

Jazz Singer Nina Simone Dies

Arriva a lasciare, furibonda, gli Stati Uniti verso la fine degli anni sessanta, accusando sia l’FBI che la CIA di scarso interesse nel risolvere il problema del razzismo. Gira il mondo, vivendo a Barbados, in Liberia, in Egitto, in Turchia, nei Paesi Bassi e in Svizzera. In seguito a questo abbandono degli States, i suoi album vengono pubblicati solo di rado.

Come direbbe Shakespeare amato: Signori, in piedi di fronte ad una Donna incredibile che ha avuto il coraggio di affrontare il boicottaggio della propria Arte pur di lottare per l’affermazione dei diritti di tanti.

Se il portone di un qualsiasi conservatorio americano si fosse aperto per lei, non avremmo avuto Nina Simone.

Fatevi un regalo con la splendida biografia di David Brun-Lambert edita da Feltrinelli. Oppure guardate il magnifico documentario What happened, Miss Simone realizzato da Liz Garbus e prodotto da Netflix con il coinvolgimento di Lisa Simone Kelly, ovvero la figlia di Eunice, candidato proprio quest’anno agli Oscar come Miglior Documentario.

E ovviamente, dulcis in fundo, ecco alcuni dei suoi capolavori suonati live.

Laura De Santis

 

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