Relazione in crisi: lasciarsi o dare alla relazione un’altra chanche?
Decidere se lasciarsi o continuare una relazione è una delle decisioni da prendere più importanti e dolorose al tempo stesso. E’ possibile che in questo momento il quesito si aggiri segretamente nella mente di molte persone, senza che il partner in questione sia a conoscenza o abbia alcun indizio della spada di Damocle che pende sul suo capo.
Da una relazione ci aspettiamo di essere felicemente innamorati, un desiderio costante e il “vissero felici e contenti” (senza come e senza ma) delle favole o delle commedie romantiche. Così trascorriamo gran parte del tempo chiedendoci se le frustrazioni sessuali e psicologiche vissute in coppia siano normali e i modelli relazionali (disfunzionali) forniti dai media non ci sono di certo d’aiuto.
Storicamente la cultura ci ha aiutato in questa scelta. Le religioni hanno sancito che Dio benedisce le unioni e che “ciò che Dio ha unito, l’Uomo non può separare”. La società nel tempo ha disapprovato le separazioni, che gettano le parti in causa nella vergogna e nell’ignominia. Gli psicologi ci hanno detto che i bambini sarebbero stati traumatizzati dall’assistere alla separazione dei genitori.
Nel tempo questi “aiuti” esterni sono decaduti. Le religioni non ci intimoriscono, la società non si interessa più delle separazioni e gli psicologi sono giunti alla conclusione che per i bambini avere genitori separati è preferibile al vivere in famiglie infelici.
Lasciare o meno il partner è un quesito che spesso conserviamo gelosamente e in segreto. Crediamo che a nessuno importi della nostra decisione e che la scelta sia qualcosa che spetta solo a noi.
Così facendo rivestiamo la scelta di una componente di solitudine esistenziale che spesso non possiede. La scelta finale sicuramente spetterà ai diretti interessati ma se consideriamo il processo che la precede (il rimuginio, i dubbi, le valutazioni accurate delle opzioni, le emozioni in gioco) diventa chiaro che la decisione dipende da diversi fattori e chi ci sta attorno potrebbe darci una mano e qualche buon consiglio in proposito!
Facciamo quindi un passo indietro. Prima di giungere alla fatidica domanda “devo lasciarlo/a?”, si saranno accumulati tante altre domande dovute a emozioni, non detti, patti traditi, discordie e frustrazioni anch’esse conservate gelosamente.
“Da soli spesso un pensiero può assumere connotati spropositati e diventare enorme, quando invece un’altra persona poteva farci vedere quanto quel pensiero fosse piccolo” mi disse una volta una paziente. Quella frase che allora mi sembrò un’ottima descrizione della terapia, può essere applicata anche in questo caso: condividere con il partner il nostro pensiero o altrimenti chiedere consiglio ad una persona fidata può evitare che un pensiero piccolo cresca dentro di noi e diventi un problema che ci turba.
Tuttavia prima che un pensiero sia chiaro a noi stessi solitamente ne percepiamo solo l’emozione, e il più delle volte in coppia si tratta di rabbia all’interno delle quali aggiungiamo il risentimento per altri eventi passati, stress quotidiani, tristezza, ecc. E così la condivisione con il partner si trasforma in un gran minestrone di…confusione e litigi caotici di cui risentono anche i nostri sentimenti.
Per quanto induzioni esterne, aspettative, cultura, società e religione possano influire, i nostri sentimenti costituiscono il fattore determinante della nostra scelta.
Alain De Botton propone una lista di domande per mettere un po’ d’ordine alla confusione. Vi offriamo qui una nostra versione personalizzata che vuole essere uno spunto di riflessione qualora la vostra relazione sia in crisi nonché uno strumento per futuri consiglieri.
Prendetevi del tempo e riflettete.
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Quanta della mia infelicità può essere attribuita esclusivamente al partner? Quanta a questa specifica relazione?
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Sto vivendo un periodo difficile in altri campi? In che proporzione le difficoltà attuali stanno contribuendo alla conflittualità in coppia?
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In che misura attribuisco la responsabilità dei miei sentimenti agli errori del partner? Al carattere del partner? Riesco a distinguere i suoi errori dal suo carattere?
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Riconosco i miei errori in coppia (“quella volta ho fatto questo”)? Riesco a distinguerli dai miei tratti caratteriali (“sono fatta così”)?
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Rifletti su come ti senti adesso rispetto alla relazione.
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Prova quindi a condividere i tuoi dubbi con il partner in una conversazione calma e tranquilla nella quale poter esporre i tuoi sentimenti attuali di insicurezza e tristezza.
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Pensa se sei pronto/a al cambiamento all’interno della relazione (tuo, del partner e del noi).
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Chiediti se la relazione può crescere e raggiungere una nuova maturità. La crisi infatti può essere il sintomo del timore nei confronti di un cambiamento tuttavia necessario per raggiungere un nuovo grado di maturità all’interno del normale ciclo evolutivo della relazione.
Se dopo questa indagine interiore state ancora navigando nell’incertezza e nei dubbi, vuol dire che non siete riusciti a rispondere ad alcune domande importanti. Chiedete consiglio.
- Come coltivare relazioni “sane”
E, se dopo questa esplorazione avete ancora l’impulso di chiudere la relazione ma qualcosa, non sapete bene cosa, ancora vi blocca, sappiate che le vostre componenti narcisistiche – che gridano “voglio essere ancora amato/a, ammirato/a, stimato/a” – vi tengono nostalgicamente attaccati alla relazione (ormai passata!) e vi stanno lentamente scavando la fossa.
Come e perchè ve lo diremo nel prossimo articolo.
Alessandra Notaro
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Riferimenti sitografici
Alain De Botton, The Book of Life.com
Dinagoldstein.com/fallen-princesses/