Padri padroni, il destino comune di Beethoven e Marvin Gaye

Padri padroni, il destino comune di Beethoven e Marvin Gaye

Quanto l’essere venuto su in una famiglia disturbata incide poi sul proprio destino nella vita? Enormemente. La discrepanza che possiamo rilevare nelle vite di grandi Artisti tra privato e pubblico derivano per lo più dalle angherie psicologiche subìte da coloro che avrebbero dovuto amarli.

Per esempio è indubbio che la radice della grande potenza che sentiamo nelle Sinfonie di Beethoven è certamente rintracciabile nella sua ferma volontà  di convertire le violenze subite dal padre, anch’egli musicista, che lo rinchiudeva legato al buio nella cantina di casa per ore. Come alla base c’è anche la sua nota difficoltà ad interagire con gli esseri umani (fino a farlo etichettare dai biografi come misantropo). Probabilmente anche la causa della precoce sordità di Beethoven va addossata alle percosse del padre.

Altri esempi contemporanei sono quello di Michael Jackson, il cui particolare timbro vocale denota indubbiamente una necessità di aggrapparsi anche in età adulta all’infanzia, come a riappropriarsene a proprio modo, dopo che il padre gliel’aveva negata obbligandolo, anche in questo caso con percosse, a cantare sin da piccolino.

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Atroce ed ancora più emblematica la storia di Marvin Gaye, di cui proprio ieri è stato il compleanno e che sia proprio Michael Jackson ma anche Steve Wonder riconobbero sempre come loro predecessore artistico. Prigioniero di una figura paterna violentissima, di cui era costretto a subire angherie psicologiche e fisiche sin dalla più tenera età, Marvin Gaye ne viene addirittura ucciso durante una lite.

Marvin Gaye Sr. Arrested

Talento limpidissimo e precoce, Marvin entra in Motown giovanissimo per poi continuare a creare magnifica musica. Ma le luci della ribalta, la fama, la musica stessa non riescono a lenire quel dolore profondo atavico di non essere, in fondo, mai stato amato dal suo stesso genitore. Per tutta la vita attraversò infatti alti e bassi determinati dalla depressione e pensieri suicidi ricorrenti. Splendida e consigliatissima la biografia “Un’anima divisa in due” di David Ritz, dove la profonda lacerazione tra disamore di sé e voglia di estirparlo creando bellezza viene sottolineata ed indagata in maniera stupenda ed approfondita.

Ed ecco la canzone simbolo di Marvin Gaye, in questa strepitosa versione dal vivo, riportata alla notorietà anche per essere stata utilizzata come colonna sonora in “The big chill” (Il Grande Freddo).

Laura De Santis

 

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