So contare i giorni – Prove di vita fuori e dentro il carcere di Giuseppe Daddiego
Una raccolta di schegge autobiografiche che ricompongono il quadro di una vita segnata da rapine, furti, disperazione e droga. Un racconto che lancia, però, un messaggio di speranza: cambiare è possibile.
Lo scorrere frenetico dei giorni nella vita moderna spesso non riesce a farci apprezzare il valore di ogni singolo attimo vissuto in totale libertà. Presi come siamo dagli impegni lavorativi e dagli innumerevoli svaghi da cui siamo attratti, ci accorgiamo di trascorrere giornate intense cavalcando rapidamente le pagine del calendario. Non per tutti il tempo passa allo stesso modo. Il ritmo delle giornate è molto più lento e fiacco per chi è costretto a vivere una vita di reclusione, una vita di pena, una vita in tempesta.
Giuseppe Daddiego, nell’autobiografia “So contare i giorni – Prove di vita fuori e dentro il carcere” edito da Stilo Editrice, ci racconta la sua esperienza di vita carceraria.
Durante i numerosi anni trascorsi in vari istituti di detenzione italiani, lo scrittore ha modo di riflettere sulle condizioni di vita che lo hanno costretto ad intraprendere la strada pericolosa dell’illecito e di condividere con il lettore gli stati d’animo, le emozioni ed i sentimenti che lo hanno accompagnato nell’aspirazione verso il riscatto sociale.
La vita di Daddiego, nato e cresciuto in uno dei quartieri più difficili di una grande città del sud Italia, è costellata di vittorie e sconfitte, di perdite e incontri salvifici. Un’infanzia vissuta all’insegna del timore e della rassegnazione verso la delinquenza, cede il passo a pensieri di rivalsa su una vita ingiusta e non gradita. Rapporti umani sempre in bilico tra il trasporto emotivo e l’aderenza a logiche di rispetto sociale molto discutibili. A tutto questo mondo di disperazione e pena Daddiego cerca sempre una via di fuga che gli permetta di poter vivere a pieno una vita semplice ma pulita, precaria ma salvifica.
Ad aiutarlo in questa prospettiva arriva, inaspettatamente, la scrittura. Prima attraverso la pubblicazione di raccolte poetiche e in seguito con la narrazione dei suoi giorni più mesti, il detenuto lascia spazio allo scrittore. L’anima cerca di lavare le colpe di una vita disperata dentro tra le righe di un foglio bianco e puro. Ne scaturisce una storia di vita amara letta alla luce fioca dello spiraglio della redenzione che, inconsciamente, ogni peccatore cerca dentro di sé.
Angelo Urbano
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