Fado, Fatum, Destino e Mariza
Oggi voglio correre il rischio di parlarvi di un genere musicale che non appartiene alla mia cultura di nascita ma a cui mi lega un’affinità dell’anima. Premetto che è un argomento talmente vasto, ma che soprattutto amo così tanto, che tornerò sicuramente ad approfondirlo con voi. Ma oggi voglio affacciarmi su questo luogo prezioso per farvene assaporare il profumo.
Voglio parlarvi del Fado. Innanzitutto il ricordo che ho del Portogallo risale all’estate dei miei tredici anni, appena compiuti in un viaggio di settimane con la mia famiglia. Il bagno nell’Oceano è il ricordo più netto ma sono altrettanto presenti nella mia memoria e le reti dei pescatori tirate dai buoi sulla spiaggia ed una casetta bassa dove in quella tappa abbiamo dormito. Quell’acqua è come un incantesimo, non ha eguali in nessun altro luogo. Come un morso che ti istilla veleno sai che porterai quella sensazione, ed il vuoto della sua assenza, con te. Questo è il Fado.
Dal latino Fatum: destino, sorte, il percorso tracciato per ciascun individuo. Nasce nelle taverne e nelle osterie del Portogallo. Le prime due cantanti di cui si ha memoria erano due prostitute. Gli intellettuali del tempo lo osteggiano, perché nato dal popolo. Ma sono le viscere che danno la vita, non il cervello. Per cui il Fado prospera e raggiunge i nostri giorni.
Suo emblema contemporaneo Mariza, stupenda voce dallo straordinario impatto visivo, che ho ascoltato dal vivo. Mi ricordo una volta che, al chiuso dell’Auditorium Parco della Musica, abbandonò il microfono e cantò facendo straripare cascate di suoni pieni e potentissimi, colmi di tutte le sfumature che un essere umano può contenere. E’ ai suoi dischi (che posseggo interamente) che devo il portoghese che so e con cui sono riuscita, con l’incoscienza linguistica che mi è propria, a comunicare quando nel 2011 sono tornata in Portogallo (e ve ne racconterò, ma è un’altra storia).
Vi propongo lo splendido Barco Negro, il mio Fado preferito, in cui una donna impazzisce di dolore perché il suo uomo, un pescatore appunto, le viene strappato dall’Oceano. Il Fado è un’esperienza, prima di tutto. Lasciatevene attraversare.
Laura De Santis