Racconti di strada – Il parcheggiatore gentiluomo
Cosa sono i racconti di strada? Sono brevi attimi di vita metropolitana carpiti con uno sguardo lanciato un po’ più in là della schermata dell’Iphone; storie vere inventate a partire da un sorriso o una risata; visioni improvvise che illuminano le mie giornate piene di autobus, metro e lunghe camminate a piedi.
A volte sono le persone più insospettabili a svoltarti la giornata e a regalarti quel sorriso che rende la vita degna di essere vissuta.
Forse sono proprio l’insospettabilità e la sorpresa che ne deriva a rendere il loro intervento ancor più incisivo e, in qualche modo, memorabile.
E’ come quando girando compulsivamente per le stazioni dell’autoradio trovi la canzone perfetta per musicare quell’istante della tua vita: non sospettavi minimamente che fosse quella, ma appena ne ascolti le prime note ti rendi conto che era proprio lei che stavi cercando ed il piacere che provi ascoltandola si mescola al gusto ambiguo della sorpresa. Ed è per questo che quell’attimo diventa immediatamente un ricordo da custodire nell’armadio della nostra memoria.
Ad ogni modo, tornando agli esseri umani, in questi caldi giorni di agosto in cui ho fatto spola ospedale/casa e casa/ospedale combattendo con dei pigri mostri marini chiamati infermieri e con gli artisti del traffico palermitano l’unico attimo di refrigerio mentale ed emotivo mi è stato regalato da un parcheggiatore piuttosto in carne a cui, di giorno in giorno, consegnavo la mia macchina.
Pelato, panza e pantaloncini piuttosto corti che non aiutano senz’altro a rendere aggraziata la sua figura tondeggiante, mi ha accolto ogni mattina con un sorriso garbato facendomi i complimenti sulle mie capacità di parcheggio (cosa che essendo donna e, soprattutto, essendo in Sicilia potrebbe considerarsi uno dei più grandi complimenti che io abbia mai ricevuto!).
Ma non sono i complimenti ad avere acceso la mia attenzione, piuttosto la strana discrepanza tra il suo aspetto e il suo animo gentile: guardandolo non gli avrei dato una lira (concedetemi l’espressione datata!) e, in effetti, a una prima occhiata l’ho classificato nella ben conosciuta categoria “Parcheggiatore palermitano con panza e assenza”.
Solo che non ho fatto i conti con la realtà e, piano piano, mi sono accorta della cura con cui si rivolge ai suoi clienti, ai commenti gentili con cui, ogni mattina, mi ha dato il ticket del parcheggio e l’umiltà con cui, alla fine di ogni giornata, mi ha chiesto il pagamento dovuto.
“Se non ha i soldi non si preoccupi… per un euro! Ha cose ben più importanti a cui pensare! Ma allora la signora con la panda bianca è sua mamma? In effetti siete uguali! Mi sono permesso di chiedere la chiave della macchina per spostarla perché era messa male…”
Forse ciò che mi ha colpito veramente è quel suo interessarsi, ogni giorno un pelino di più, alla mia vita. E, tra tutte le persone che mi circondano, in effetti lui è quello da cui meno mi aspetto questo tipo di attenzioni.
Così, alla fine delle interminabili ore a ritmo di medicine e sedie a rotelle, il suo viso non bello si colora di sentimenti delicati rendendolo, ai miei occhi, più prezioso del tramonto rosso smagliante che si pavoneggia qualche metro più in là.
L.T.