“Questo poeta mente…”: Le ipotesi incendiare di Cecco Angiolieri
Conobbi questa poesia ai tempi dell’Università (la mia prima laurea è in Lettere) e fu un colpo di fulmine istantaneo che prosegue felice ancor oggi. Me la sono sentita cucita addosso, nell’irriverenza spavalda, amara come quando rovesciate un tavolo per rabbia o tirate del vino addosso a chi ha superato il limite del fastidio che possiamo concedergli di darci.
Magnifico Cecco Angiolieri, dissacratore, con i suoi versi al tritolo, anche della corrente del Dolce Stil Novo. Contemporaneo di Dante, ne è distante in realtà come provenisse da un’altra galassia.
Un’onda dell’Oceano Pacifico altissima è questa sua poesia che sale alta in crescendo per rovesciare annientandosi a riva negli ultimi tre versi. Infatti, dopo aver desiderato di essere vari elementi naturali, con cui distruggere il mondo, si immagina papa, dio ed imperatore. Passa poi ad annientare i propri genitori. Per appunto finire, e sembra di vederlo sorridere soddisfatto di essersi beffato di tutti noi che ne abbiamo seguito le varie metamorfosi come incantati dai giochi di un mago, dicendoci che è solo Cecco il gaudente di femminee bellezze.
Ricorda nel suo crescendo e decrescendo “Io se fossi dio” dell’immenso mio amatissimo Gaber. Non ho dubbi la conoscesse. Buona ascolto, dunque, e buona lettura.
S’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo;
s’i fosse vento, lo tempestarei;
s’i fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s’i fosse ‘mperator, ben lo farei;
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S’i fosse morte, andarei a mi’ padre;
s’i fosse vita, non starei con lui;
similemente faria da mi’ madre.
Si fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.
Laura De Santis