“Questo poeta mente…”: La vulnerabilità bacia l’amore di Erich Fried

“Questo poeta mente…”: La vulnerabilità bacia l’amore di Erich Fried

Il corpo è la rappresentazione visibile di ciò che abbiamo all’interno. Come una specie di schermo proietta le luci e le ombre che lo abitano.

Lo sapeva bene Erich Fried, poeta austriaco (che da ebreo fu costretto ad abbandonare la sua terra invasa dai nazisti, giungendo a Londra dove visse il resto della sua vita).

Lo ha trasmesso in diverse sue poesie. Anche in questa in cui vi porto oggi. Cosa è baciare se non tentare di avvicinare ed entrare in un mondo altro, altrimenti impenetrabile? Cosa contiene chi bacia e cosa contiene chi quel bacio riceve? Ma vi è davvero una separazione o in fondo quei due mondi sono l’uno lo specchio dell’altro? L’Amore, quello autentico di sangue e terra, non ha forse il suo compito primario di amplificare le paure, i dubbi, la fatica, la bellezza, il respiro, i desideri, i sorrisi, i sogni (e quanto ancora! L’essere umano è immenso!)?

L’Amare è essere presi dall’altro ed essere messi di fronte ad uno specchio e, contemporaneamente, prendere l’altro e condurlo di fronte allo stesso specchio. Volendo l’altro nella sua massima espressione, come dice Fried con “il tuo amore per me  e la tua libertà da me”.

Erich Fried, Come ti si dovrebbe baciare

Quando ti bacio

non è solo la tua bocca

non è solo il tuo ombelico

non è solo il tuo grembo

che bacio

Io bacio anche le tue domande

e i tuoi desideri

bacio il tuo riflettere

i tuoi dubbi

e il tuo coraggio

il tuo amore per me

e la tua libertà da me

il tuo piede

che è giunto qui

e che di nuovo se ne va

io bacio te

così come sei

e come sarai

domani e oltre

e quando il mio tempo sarà trascorso.

Laura De Santis

Immagine di copertina: Chagall, The birthday, 1915

 

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