Beethoven, la Libertà prima di tutto

Beethoven, la Libertà prima di tutto

Vi ripeto spesso che l’Arte altro non è che un insieme di vasi comunicanti. Come lo è d’altra parte l’essere umano stesso. Siamo fatti di tanto. Esseri illimitati ed articolatissimi. In questi tempi ascolto a ripetizione l’Overture di Egmont e proprio in questo mondo voglio portarvi.

Beethoven scrive Egmont come musica per scena appunto per il testo teatrale, precedente, di Goethe, che ascoltandola disse che era pura genialità. La musica per scena di Egmont comprende un’ouverture e nove parti indipendenti, per soprano ed orchestra: quattro intermezzi, due lieder, due melodrammi composti da scene recitate con accompagnamento strumentale ed una Sinfonia di vittoria.

Soggetto dell’opera, ambientata a Bruxelles, è l’eroica storia del conte di Egmont, che sacrificò la propria vita per manifestare il suo attaccamento alla patria olandese contro l’invasione spagnola attuata dal duca d’Alba nel 1568. Egmont si rifiuta di fuggire di fronte alla minaccia di arresto pur di non perdere il suo ideale di libertà. Imprigionato ed abbandonato da tutti, è condannato a morte malgrado gli sforzi disperati della sua amante Klarchen, che si suicida di fronte a questa sconfitta.

Il dramma termina con lo stupendo appello di Egmont all’indipendenza, rendendo la sua morte un martirio che è vittoria sull’oppressore. Personalmente qui ho subito pensato allo splendido monologo di Volonté in Sacco e Vanzetti. Ma anche a Giordano Bruno (a sé stante ma interpretato dal sempre assoluto Volonté che bisbiglia ai giudici “Avete più paura voi della mia morte che io stesso”). L’oltrepassare la morte innalzandola così potentemente a simbolo ed esempio per tutti; rendendola fuoco rivelatore e viatico di libertà per l’osservatore, in maniera così grande da ribaltarne l’interiorità fino a renderlo attivo nella storia e non più spettatore passivo.

L’eroismo ed il sacrificio del conte sono espliciti nella musica di Beethoven, che aveva estremamente a cuore le tematiche di libertà ed indipendenza, che ritroviamo in molte altre sue opere, per esempio nell’opera Leonora e nell’Ouverture del Coriolano. In molti hanno letto in questo suo tipo di musica un’identificazione da parte di Beethoven, oppresso dalla sordità che lo costringeva all’isolamento sociale (da qui la leggenda che ce lo ha trasmesso come misantropo). Possiamo solo sentire con la vista della nostra sensibilità il dolore di un uomo, oltre tutto musicista, costretto a non poter ascoltare e quindi partecipare alla vita, alla condivisione, alla comunicazione. Non ne avvertite lo strazio? Perché io lo sento così lacerante il suo dolore, aggravato da una sorte ingrata che fa sospettare la causa di questa sordità da un padre violento che con le sue percosse aveva lesionato non solo l’anima di quest’uomo sensibilissimo ma anche il padiglione auricolare di un musicista geniale.  

Caro Ludwing, grazie per ricordarci attraverso la tua Musica pazzesca che la Libertà è la cosa più immensa e potente che abbiamo e che la sua fiamma va tenuta alta a costo di qualsiasi prezzo. Prendetevi dieci minuti per ricordarvi che siete Liberi ed avete Potere sulle vostre vite solo e soltanto voi stessi attraverso l’ascolto di questa Overture.

Laura De Santis

 

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