Questione di prospettiva, ci insegna Trilussa
Tutto dipende dalla prospettiva da cui si guarda. Ecco quindi che l’oggettività diventa una merce rarissima e preziosa.
Possiamo parlare di libertà quanto vogliamo (il famoso ‘raccontarcela’) ma quasi sempre il nostro ‘sguardo’ (che comprende opinioni, decisioni di vita, consigli che diamo agli altri per es) è inquinato da quanto abbiamo ascoltato dai genitori o vissuto nei nostri primi anni.
Succede a tutti noi, la differenza è sull’esserne consapevoli o meno, perché nel primo caso possiamo certo operare un bilanciamento. Ma se il peso di queste influenze può ledere nel privato, immaginate nell’esercitare la propria professione influenzati da questi fattori. Proprio lì dove restare lucidi è prima di tutto un dovere, si può cadere nelle opinioni anche a scapito delle proprie competenze.
Ce lo insegna magistralmente in questi versi Trilussa. A proposito di ‘competenze’ quella di un sacerdote dovrebbe essere quella di occuparsi delle altre creature della Terra e non di oggetti. Ma ecco che, di fronte all’uso del suo ombrello per picchiare un gatto monello, il prete si preoccupa che l’oggetto di sua proprietà non subisca danni da questo ‘match’, completamente dimentico del povero micio, picchiato violentemente.
Insomma morale amarissima, esasperata ad hoc dalla scelta di Trilussa di far ‘interpretare’ la mancanza di oggettività da un rappresentante della religione, che dovrebbe avere come principale obiettivo la vicinanza spirituale con le altre creature. Ma la nuda verità dell’essere umano, a volte, è bel lontana da quello che idealmente egli stesso vorrebbe credere di sé.
Carità cristiana di Trilussa
Er Chirichetto d’una sacrestia
sfasciò l’ombrello su la groppa a un gatto
pe’ castigallo d’una porcheria.
– Che fai? – je strillò er Prete ner vedello
– Ce vò un coraccio nero come er tuo
pe’ menaje in quer modo… Poverello!…
– Che? – fece er Chirichetto – er gatto è suo? –
Er Prete disse: – No… ma è mio l’ombrello!-
Laura De Santis