Le 5 richieste post mortem di Pablo Neruda

Le 5 richieste post mortem di Pablo Neruda

Quel luogo senza tempo chiamato Amore, dove abitano gli invisibili…

In queste giornate, quale che sia il modo in cui lo facciate, si hanno pensieri per chi è diventato invisibile. Così io dico di coloro che non possiamo abbracciare più con le nostre braccia fisiche. Ma che abitano in noi, nella memoria, nell’amore ed in tutto quanto ci hanno infuso.

C’è infatti il raccoglimento nel ripensare a quanto è stato, che prepara quanto verrà. L’inverno che sentiamo e vediamo arrivare non è altro infatti che una preparazione alla nuova fioritura.

In noi esseri umani può essere l’accettazione della ciclicità del tempo. Dimentichiamo quanto ci aiuterebbe connetterci alla terra ed ai suoi ritmi, perché ‘naturali’. Invece di ‘spingere’ inesorabilmente le nostre energie.

Possono essere diverse le letture di questo capolavoro di Poesia di Neruda.

Può essere un esimersi dal manipolare le nostre risorse per rigenerarci; può essere un commiato da una dimensione per entrare in un’altra. ‘Ma perché chiedo silenzio/ non crediate che io muoia:/ mi accade tutto il contrario:/accade che sto per vivere’ dice infatti in Poeta, quasi a prendere in giro affettuosamente le persone che ama e lo amano e da cui sta per distaccarsi.

Un invito per tutti noi a riflettere sul fatto che poiché qualcosa non si vede non è detto non esista?!

Probabilmente. Non solo, il Poeta prosegue dicendo di quanto sarà un tutt’uno con la natura, ricordandoci l’effettiva interconnessione fra ogni essere umano esistente.

Prima ancora, possiamo leggere il vero testamento, che è in cinque richieste, che conclude con ‘Amici, questo è ciò che voglio. /E’ quasi nulla e quasi tutto.’ Nulla e tutto, due parole che si contengono ed annullano a vicenda, come diceva Wislawa Szymborska in un’altra splendida Poesia.

‘Lasciatemi solo con il giorno./ Chiedo il permesso di nascere.’ Così ci saluta, in questo scivolare lieve in un’altra dimensione, dove abitano gli invisibili che abbiamo amato e che amiamo, il luogo senza tempo chiamato Amore

CHIEDO SILENZIO Pablo Neruda

Ora, lasciatemi tranquillo.

Ora, abituatevi senza di me.

Io chiuderò gli occhi

E voglio solo cinque cose,

cinque radici preferite.

Una è l’amore senza fine.

La seconda è vedere l’autunno.

Non posso vivere senza che le foglie

volino e tornino alla terra.

La terza è il grave inverno,

la pioggia che ho amato, la carezza

del fuoco nel freddo silvestre.

La quarta cosa è l’estate

rotonda come un’anguria.

La quinta cosa sono i tuoi occhi.

Matilde mia, beneamata,

non voglio dormire senza i tuoi occhi,

non voglio esistere senza che tu mi guardi:

io muto la primavera

perché tu continui a guardarmi.

Amici, questo è ciò che voglio.

E’ quasi nulla e quasi tutto.

Ora se volete andatevene.

Ho vissuto tanto che un giorno

dovrete per forza dimenticarmi,

cancellandomi dalla lavagna:

il mio cuore è stato interminabile.

Ma perché chiedo silenzio

non crediate che io muoia:

mi accade tutto il contrario:

accade che sto per vivere.

Accade che sono e che continuo.

Non sarà dunque che dentro

di me cresceran cereali,

prima i garni che rompono

la terra per vedere la luce,

ma la madre terra è oscura:

e dentro di me sono oscuro:

sono come un pozzo nelle cui acque

la notte lascia le sue stelle

e sola prosegue per i campi.

E’ che son vissuto tanto

e che altrettanto voglio vivere.

Mai mi son sentito sé sonoro,

mai ho avuto tanti baci.

Ora, come sempre, è presto.

La luce vola con le sue api.

Lasciatemi solo con il giorno.

Chiedo il permesso di nascere.

Laura De Santis

 

 

 

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