Il porto sepolto di Giuseppe Ungaretti

Il porto sepolto di Giuseppe Ungaretti

La Poesia deve essere un dardo, penso. Essenza precisa, scagliata nel centro della sostanza delle cose. Così è la Poesia di Ungaretti e Caproni per esempio.

Hanno dedicato la loro intera vita a limare, scarnificare, ‘diminuire’ la parola e la quantità stessa di parole.

Oggi vi parlo del primo. Ungaretti indirizzava i suoi dardi poetici nella metratura che individuava nel titolo, perché il titolo in lui è esso stesso già verso.

Prendiamo la Poesia di oggi, per es. Il suo titolo è ‘Il Porto sepolto’.  Ungaretti usa il ‘vi’ nel primo verso ufficiale per indicarlo. Se sciogliessimo in prosa questi versi dovrebbe essere ‘Il poeta arriva nel porto sepolto’ infatti.

Il titolo è quindi il primo verso effettivo nelle sue Poesie. Pensare che alcuni poeti non danno neanche titoli ai loro versi (io per es non riesco, mi sembra di chiudere qualcosa già molto asciutto come sono i versi). Invece lui ne fa un indicatore necessario.

Come a portare con sé chi legge nei suoi viaggi a scoprire mondi. Come dice di se stesso in questi versi: il poeta scende nel porto sepolto e vi riaffiora portandone alla luce la voce –i suoi canti- e li diffonde agli altri –disperde-; per sé non resta alcuna cosa o quasi. Perché il nulla ed il tutto sono due facce della stessa medaglia, sono l’uno contenitore dell’altro, e nello sfuggire alla claustrofobia a cui il definire costringe necessariamente portano alle infinite possibilità in esse contenute, appunto l’inesauribile segreto.

Il porto sepolto di Giuseppe Ungaretti

Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde

Di questa poesia

mi resta

quel nulla

d’inesauribile segreto

Laura De Santis



 

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