L’ironia in Musica: tra Mozart, Haydn e i Talking Heads
Le parole sono sempre inadatte a delineare le cose. Compresa la Musica, impalpabile per antonomasia. Eppure da sempre si tenta di circoscriverla in generi, etichettandola per benino come fosse scatolame. Ma l’etichette non funzionano quasi mai, perché la Musica fugge tra le infinite sfumature del possibile.
È fattibile, però, rintracciare delle caratteristiche, che la Musica manifesta come fosse un essere umano (e certamente con più esattezza rispetto ai generi).
Per esempio l’ironia e di questo vi parlerò in questo articolo, così da darvi anche delle traiettorie per individuarla da voi stessi, quando ascolterete dei brani. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, recita il detto. Ma anche tra l’ascoltare ed il comprendere, a volte.
Per cui vi indico due musicisti in cui l’ironia è fondante così che possano essere d’esempio per voi nell’ascoltarli e rintracciare questo elemento: Franz Joseph Haydn e David Byrne, fondatore dei mitologici Talking Heads (di cui vi racconterò più diffusamente in un altro articolo! Intanto però in questo vi suggerisco di familiarizzare con loro e lasciare che vi arrivi la loro splendida ironia). Come forse saprà chi segue i miei articoli da un po’, è mio pensiero che esista solo una distinzione nel mondo dei suoni: quella tra la Musica e il Rumore. Ecco quindi appaiati Haydn ed i Talking Heads.
Il mio invito è di ascoltarli, innanzitutto; sentirne il ritmo, i cambi di tonalità, di cadenza, tutti elementi di difficile resa e trasmutazione in parole. Nel caso dei Talking Heads abbiamo i testi delle canzoni che ci riportano il loro sguardo disincantato sulla realtà che osservano. Le molteplicità di significato di una parola, per esempio, magari resa straniante in un contesto in cui siamo disabituati a collocarla, nel caso dei Talking Heads, oppure colpi di scena brillanti ed inaspettati che rovesciano le situazioni, facendole scivolare morbidamente dove non avremmo mai sospettato, come in Haydn.
Non è certo un caso che Mozart riteneva suo Maestro, in senso di riferimento musicale, Haydn (con cui in realtà non studiò mai).
Si conoscevano personalmente e si stimavano profondamente in modo reciproco, fatto che rappresenta una rarità nell’ambiente musicale (inoltre Mozart non risparmiava alcuno dalle sue critiche aspre, compreso anche Beethoven, di cui disse che era ‘meccanico’ dopo averlo ascoltato in privato).
Probabilmente la stima fu aiutata dalla differenza di età (Hadyn era maggiore di 28 anni) ed il fatto che le carriere erano ben distinte, essendo Mozart più ‘girovago’ mentre Haydn era maestro di cappella degli Eszterházy. Tanto Mozart lo stimava da dedicargli sei dei quartetti d’archi, pratica inconsueta visto che i dedicatari all’epoca erano normalmente nobili, pregandolo nella prefazione potesse “accogliere i sei figli [i quartetti] ed essere loro padre, guida e amico”.
Sappiamo dai documenti dell’epoca che Haydn era un uomo gioviale ed ottimista e Mozart pativa molto della disistima che il padre aveva nei suoi confronti (non certo come musicista, ma per il suo lato imprenditoriale, che lasciava a desiderare), per cui anche per questo era molto legato ad Haydn, con cui ebbe un rapporto di affetto e stimata amicizia che durò tutta la vita.
Si sa che Haydn disse a Leopold Mozart, padre di Wolfgang, che lo riteneva il più grande compositore dell’epoca, segno questo inalienabile di grande affetto.
Sappiamo anche che concertarono addirittura insieme più volte: il clarinettista M. Stadler ricorda e racconta di un’esecuzione dei quintetti di Mozart K 515, 516, 593, con entrambi alla viola, mentre il tenore M. Kelly narra di un quartetto formato da Haydn, Dittersdorf, Mozart e Vanhal, all’epoca tutti stimati compositori.
Certamente l’ironia brillante che troviamo nelle opere mozartiane, siano esse operistiche che sinfoniche, è dovuta, oltre al suo carattere di base, anche a questo contatto stretto e certamente benefico con Haydn.
Vi lascio all’ascolto di questa Sinfonia, denominata ‘Sorpresa’, in cui potete rintracciare tutta l’allegria brillante di Haydn, sottolineata dalle espressioni stesse di Leonard Bernstein, che guida qui i magnifici Wiener Philarmoniker nell’eseguirla.
Laura De Santis