“Veleno”- I Misteri della Memoria

“Veleno”- I Misteri della Memoria

 

Come una fitta rete da pesca, così si legano i neuroni umani. Una fitta rete su cui viaggiano impulsi elettrici, che il nostro cervello rielabora e immagazzina come informazioni. Quegli impulsi si trasformano in risposte, nozioni e soprattutto ricordi.

La complessità di cui è fatto il cervello umano, ci ha indotto a pensare di essere capaci di cogliere la realtà nella sua interezza, di squarciare con i nostri sensi il velo che ricopre la verità sul mondo.
Piacerebbe ad ogni uomo potersi paragonare ad un efficiente macchinario: preciso, sicuro e infallibile.

Purtroppo è un’illusione.
Non siamo macchina capaci di fotografare la realtà, ma la riproponiamo in modo soggettivo, senza un’assoluta verità.
La filosofia lo aveva già indicato questa via; oggi lo confermano le neuroscienze.

Costruiamo il mondo intorno a noi, i nostri ricordi e le nostre storie.

E di ricostruire una storia, si sono occupati Pablo Trincia e Alessia Rafanelli in “Veleno”, una docu-serie , la prima audio, realizzata per La Repubblica.
Una storia iniziata più di 20 anni fa in in due piccoli paesi della provincia di Modena, che vengono sconvolti da un caso di cronaca, così distante dall’immaginario ideale della vita di paese.
A seguito di uno sfratto, un bambino, il piccolo Dario, viene tolto alla propria famiglia naturale e dopo un iter in istituto, affida ad un altro nucleo familiare.
Dario inizialmente mantiene i contatti con la  famiglia naturale, fa loro viste regolari nel week end. Improvvisamente queste viste verranno interrotte e Dario non avrà più contatti con i suoi parenti.
La spiegazione di questa brusca interruzione dei contatti è che il bambino aveva accusato i suoi familiari di abusi.
Non solo, Dario racconterà poi che gli abusi erano perpetrati anche da altri adulti e che non era l’unica vittima, infatti farà il nome di alti minori.
Ma soprattutto Dario racconterà che il teatro degli eventi erano diversi cimiteri della zona, si arriverà a parlare di Satanismo.
Gli altri minori di cui era stato fatto il nome, una volta interrogati, chiameranno in causa altri adulti e altri bambini, che a loro volta parlano di altre persone coinvolte.
Inizia così una scia di sospetti e denunce, che culmina con l’allontanamento di 16 bambini dalle rispettive famiglie naturali.
Le accuse sono sempre le stesse: abusi e satanismo.

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Ma qualcosa non torna.
Nessuno tra imputati, si dichiarerà mai colpevole e nonostante il passare degli anni continueranno a reclamare il riconoscimento della propria innocenza e a manifestare la rabbia per la perdita dei propri figli.
Questi genitori non rivedranno mai più i propri figli.

Sorge il sospetto che si siano compiuti stati errori e fatto valutazioni  errate, che i metodi investigativi fossero stati inadeguati e manipolativi.
Che i bambini fossero stati suggestionati?

Secondo le neuroscienze, ciò che gli esseri umani sperimentano e quindi ricordano, non è una fedele riproduzione della realtà
Ricordare è piuttosto ricostruire un ricordo. Il modo in cui avviene questo processo, non solo è influenzato dall’esperienza stessa e dalle emozioni che ne scaturiscono, ma  può essere influenzato anche da informazioni acquisite in seguito.
Queste informazioni possono essere manipolate producendo dei ricordi distorti: questi sono i falsi ricordi.

Trincia e Rafanelli, nel corso dei 7 episodi, intervisteranno i maggiori esperti di italiani di falsi ricordi.
Sembrerà un argomento nuovo, poiché poco conosciuto al pubblico, ma la storia dello studio dei falsi ricordi parte negli anni ’70.

Negli Stati Uniti, la psicologa Elisabeth Loftus, si occupa di questo argomento da allora, interessando il mondo accademico ma soprattutto quello giudiziario.
Loftus ha mostrato che il modo in cui le domande vengono poste, può influenzare ciò che viene ricordato.
Quando dei testimoni vengono interrogati con insistenza e con una certa frequenza, l’evento vissuto può essere distorto o addirittura creato ex novo.

In uno degli esperimenti di Loftus, veniva mostrato ai partecipanti una simulazione di un incidente tra due auto.
A metà dei soggetti veniva chiesto di valutare la velocità delle due auto al momento dello scontro, mentre all’altra metà veniva chiesto di valutare la velocità al momento dello schianto.
Due parole simili, scontro e schianto, ma con significati sottilmente diversi.
Infatti chi aveva ricevuto la domanda con la parola schianto, stimava la velocità in modo nettamente più alto. Alla domanda se ricordassero la presenza di vetri rotti, il gruppo schianto rispondeva di sì, sebbene nel video non ve ne fossero, mentre il gruppo scontro ricordava esattamente l’assenza di vetri rotti.

Altri studi hanno dimostrato come l’insistenza nel fornire alcuni suggerimenti, può portare le persone a ricordare eventi mai accaduti. Loftus riuscì a far credere ai soggetti di un esperimento, di essersi smarriti all’età di 5 anni in un dato centro commerciale, cosa mai successa.

Suggerimenti subdoli possono alterare ricordi di eventi di cui si è stati testimoni; suscitare ricordi di cose mai avvenute, soprattutto quando hanno a che fare con eventi della propria infanzia o con bambini come testimoni.

Mostri, diavoli e orribili riti, sono stati innestati nella memoria dei bambini di “Veleno” come successo negli esperimenti di cui abbiamo parlato?
Se di una realtà ne ricostruiamo una nostra visione, di una storia possono esistere sempre diverse versioni. Per poter scegliere quale sia la nostra versione, dobbiamo conoscere le altre e decidere poi con consapevolezza.
Tricia e Rafanelli offrono proprio questo all’ascoltatore e ai protagonisti di questa storia: un’altra versione da poter scegliere.
Un lato A e un lato B.
Buon Ascolto.

Valentina Freni

Credits: Photo 1 by Hans Eiskonen on Unsplash Photo 2 by Mathew MacQuarrie on Unsplash

Link per il Podcast
http://lab.gruppoespresso.it/repubblica/2017/veleno/correlati.php?p=1

Bibliografia

E. Loftus e J.E.Pickrell, The Formation of False Memories, Psychiatric Annals, 25. 720-725
P. Gray, Psicologia, Zanichelli Editore

 

 

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