Gli ingredienti di Saramago della ricetta chiamata Amore
Saramago è probabilmente più conosciuto come romanziere che come Poeta.
E’ ovvio che i Giganti non possono essere rinchiusi in etichette e questo vale anche per lui che è un Gigante della Letteratura. Certamente però è particolare rilevare la stessa Bellezza Fluida delle sue Poesie che troviamo anche ei suoi romanzi, che è quel particolare scorrere di frasi in modo particolarissimo che sembra quasi non abbiano un termine.
Infatti il tratto che rende riconoscibile il Saramago romanziere è la lunghezza dei suoi periodi, eppure nonostante questo bilanciatissimi, in un magico equilibrio che lo vede caso rarissimo nella letteratura (provate a leggere qualcun altro che abbonda di frasi e fatemi sapere se riuscite davvero a ‘ritrovarvi’!).
Non sorprende in effetti che abbia iniziato con la Poesia: la sua scrittura di prosa è certamente evocativa e mai fino in fondo ci indica il significato, lasciando a chi legge la responsabilità di riflettere e decidere il senso con cui vestire ciò che legge.
Più avanti nel tempo della vita, Saramago riprese i suoi versi per pubblicarli nuovamente e se ne occupò con grandissima cura, quasi addirittura in certi casi fino a riscriverli, modificandone lessico, ritmo in un lavoro minuzioso di estrema precisione. Inventario uscì in una raccolta del 2002 per Einaudi, che vi consiglio ma la sua prima volta fu nel 1966.
Intanto ecco questo capolavoro di Poesia (che ci propongo sia nella traduzione che nella stesura originale, entrambe splendide, proprio per coglierne il più possibile la musicalità) in cui Saramago si domanda da dove possano provenire le moltitudini di particolari che confluiscono a creare l’Amata.
Ci sembra di vederlo stupito ed estatico mentre ne contempla il mistero infinito, sterminato che ogni millimetro dell’essere amato contiene. Senza ovviamente avere risposta a queste sue domande ed è proprio questo il bello.
INVENTARIO_Josè Saramago (Traduzione di Fernanda Toriello)
Di che son fatte le tue dita,
di che avorio le tue cosce lisce,
da quali altezze al passo tuo è giunto
la grazia di camoscio con cui passi.
Da che more mature hanno spremuto
il gusto un po’ asprigno dei tuoi seni,
da che India il bambù della tua cintola,
l’oro degli occhi tuoi, da dove vieni.
A quale ondeggiar d’onda vai a cercare
la linea serpentina dei tuoi fianchi,
da dove nasce il fresco della fonte
che dalla bocca sgorga quando ridi.
Da che boschi marini s’è staccato
il ramo di corallo delle vene,
che profumo ti annuncia quando vieni
a cingermi di brame nella notte.
Inventário
De que sedas se fizeram os teus dedos,
De que marfim as tuas coxas lisas,
De que alturas chegou ao teu andar
A graça da camurça com que pisas.
De que amoras maduras se espremeu
O gosto acidulado do teu seio,
De que Índias o bambu da tua cinta,
O oiro dos teus olhos, donde veio.
A que balanço de onda vais buscar
A linha serpentina dos quadris,
Onde nasce a frescura dessa fonte
Que sai da tua boca quando ris.
De que bosques marinhos se soltou
A folha de coral das tuas portas,
Que perfume te anuncia quando vens
Cercar-me de desejo a horas mortas.
Laura De Santis
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Una risposta.
meravigliosa