I sensi dell’Amore secondo Cavalcanti
Nessuno sfugge alle frecce dell’Amore ed ecco quindi qui, nella Poesia di oggi, Cavalcanti a cantare le lodi della sua amata e a manifestare apertamente la sua sofferenza d’amore.
Sapete ormai che dalla Poesia ci si deve lasciar portare ma oggi faremo un’eccezione e ne osserviamo un pochino più meticolosamente i versi di, se non altro per la distanza di linguaggio rispetto ai nostri giorni.
Distanza apparente! Infatti leggetela e poi mi direte se la sua cristallina bellezza la rende comprensibilissima anche ai nostri giorni (oltre ogni pregiudizio linguistico ed in barba a tutti i critici e filologi, di cui Cavalcanti si fa gioco in questi versi splendidi)
Il primo verso è una lama di bellezza, netto, incisivo, essenziale ed è un po’ la chiave con cui arrivare all’essenza di tutta la Poesia: attraverso gli occhi (quindi la vista) siete arrivata al mio cuore (quindi al sentimento, all’Amore). Già qui potremmo fermarci incantati. Uno dei versi più immensi e splendidi della Poesia di ogni tempo.
Ma procediamo nei versi successivi, dove Cavalcanti continua a mostrare le sue sofferenze d’amore. Nella seconda quartina continua in questa direzione: E’ del primo verso è l’Amore, che talmente lo attanaglia, da indebolirgli le forze vitali (deboletti spirti). Insiste in questo vittimismo di sofferenza nel corso della Poesia (che ne dite?! Vuole impietosire la sua innamorata, non vi sembra? Sarà riuscito in questo intento con tale modalità? Chissà!), rivolgendosi direttamente alla sua Amata, dicendole che dal primo sguardo è stato colpito, al punto che il suo cuore è morto dal lato sinistro, con cui conclude.
Insomma ci troviamo qui un uomo stravolto –e travolto- dall’Amore; d’altra parte l’essere umano è variegato e quindi può certo capitare che spiriti elevati possano anche essere prostrati dai dardi dell’amore, come accade in questi versi, provenienti dalle Rime di Cavalcanti, che era grande amico di Dante, che gli ha dedicato infatti splendidi versi e che fu anche lui influenzato dalla teoria degli “spiriti vitali” (nella fisiologia medievale si riteneva fossero le funzioni che governavano l’organismo tanto che nella sua fase stilnovista, specie in alcuni passi della Vita nuova – per es riguardo il primo incontro con Beatrice- ne fa cenno).
Voi che per li occhi mi passaste ’l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di sì gran valore,
che’ deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.
Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.
Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ’l cor nel lato manco.
Laura De Santis
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Una risposta.
si che passano ‘l core… parole d’altri tempi