“Portami il girasole impazzito di luce” di Montale
Innanzitutto va detto che la racconta ‘Ossi di seppia’ non può mancare nella vostra biblioteca. Quindi correte subito ad impossessarvene, se ancora non la avete. Ha letteralmente (in ogni senso di questo avverbio) cambiato lo scorrere della Poesia italiana, portandola in una dimensione di contemporaneità.
Montale non fu da solo, ovviamente.
Ma oggi concentriamoci su lui, sul giovane Montale che nel 1925 pubblica questa raccolta colma di bellezza e di aria nuova, da cui ho preso questa Poesia, scritta precisamente nel 1923, come esempio. Probabilmente non è la più famosa della raccolta (ma teniamoci il dubbio, non è detto), ci parla di un girasole preciso (l’uso dell’articolo determinativo ‘IL’ ce lo indica chiaramente).
Spera e chiede che sia piantato nel suo ‘terreno bruciato’, perché c’è un certo pessimismo nel guardare la realtà ma non la resa ad esso. Nella seconda quartina abbiamo una citazione della Musica e dello svanire di essa, che esiste nel momento in cui si fa e poi fluisce. Montale sembra come volersi abbandonare a questo flusso, proprio come la sua amata Musica (aveva studiato da baritono, la sua conoscenza di questa Arte era finissima)
L’ultima quartina riprende l’inizio con l’invocazione, invocando quasi un dissolvimento, con l’abbandono della materia: il girasole è come un simbolo che illumina la visione delle cose, potremmo definirla una poesia della luce, che porta inevitabilmente all’impazzire, intendendo la fuoriuscita dall’abituale razionale della materia arrivando all’Illuminazione nell’essenza del ’vedere’.
“Portami il girasole” di Eugenio Montale(Ossi di seppia, 1925)
Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Laura De Santis
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