Come avere cura di se stessi?
C’è molta differenza nell’avere cura attiva del proprio destino/percorso ed invece forzarne l’andamento.
Siamo in tempo d’estate ed i ritmi si rallentano (anche ‘Questo Poeta Mente’ vi dà appuntamento a settembre) ed allora approfittiamone per fare nostri i versi splendidi di Kavafis che vi presento oggi.
Spesso siamo terrorizzati dall’horror vacui, come lo chiamavano i nostri avi latini; l’orrore del vuoto che ci costringe a riempire le nostre giornate di cose da fare, persone con cui interagire, qualsiasi cosa pur di non restare a contatto con noi stessi. E’ invece in quel vuoto, in quello stare in ascolto di sé, fare un passo indietro da qualsiasi cosa.
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Sedetevi dieci minuti in silenzio e focalizzatevi sul vostro respiro. Fate questo esperimento di contatto con voi stessi. Forse all’inizio ci vorrà coraggio, quello di essere in compagni di voi stessi. Poi succederà, ripetendolo, che non avrete più paura della solitudine, che è la causa primaria di scelte insane, fatte non perché chi siamo davvero risplenda.
Kavafis conosceva bene la sensazione di isolamento doloroso. Dai suoi contemporanei non fu riconosciuto ma anzi osteggiato perché considerato un anticonvenzionale. Egli si auto-murò nel suo appartamento di Alessandria, a scrivere continuamente. Ora la sua arte è insegnata nelle scuole greche. Ma essere un illuminato rispetto ai suoi tempi, sorte ingrata che accompagna spesso le anime grandi, gli costò questa marginalizzazione anche sociale, che poi anche si autoimpose.
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Per cui, immergiamoci nei suoi versi ancora con più consapevolezza.
Rispettiamoci, non siamo fatti per tutti, proteggiamoci, abbiamo noi per primi cura di noi stessi. Con i suoi versi preziosi di grandissimo amore per la Vita questo ci dice Konstantinos Kavafis.
Quanto più puoi, di Konstantisnos Kavafis
Farla non puoi, la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo
nell’assiduo contatto della gente,
nell’assiduo gestire e nelle ciance.
Non la svilire a furia di recarla
così sovente in giro, e con l’esporla
alla dissennatezza quotidiana
di commerci e rapporti,
sin che divenga una straniera uggiosa.
Laura De Santis