Una foto per Mr S: Jesse Owens e la supremazia della razza ariana
L’Ignoranza si combatte con la conoscenza: una foto per ricordare la storia e imparare a costruire un futuro migliore. Oggi parliamo di come, nonostante la propaganda nazista raffigurasse l’etnia africana come “inferiore”, l’atleta afro-americano Jesse Owens vinse 4 medaglie d’oro all’Olimpiadi del 1936.
La foto di oggi è famosa e, se non lo è in quanto immagine, lo è sicuramente il soggetto che in essa ritratto. Sfido chiunque a non aver letto almeno una volta il nome di Jesse Owens in un libro di storia, nel capitolo riguardante l’ascesa del nazismo: simbolo in carne ed ossa di quanto possa essere ironica la vita e di quanto poco valore possano avere certe idee razziste.
Lo scatto ritrae l’atleta statunitense mentre taglia il traguardo dei 100 metri e vince la medaglia d’oro in questa categoria. Il che di per sé è già un fatto sportivo di una certa rilevanza, ma assume un valore storico inestimabile nella Berlino del 1936.
Le Olimpiadi del 1936 furono un evento pesantemente politicizzato, dato che cadevano allo scoccare dei primi tre anni dall’avvento del Nazismo.
L’assegnazione alla Germania come paese ospitante era avvenuta prima che i nazisti andassero al potere. E nonostante l’opposizione dei paesi che volevano boicottare i Giochi a causa delle politiche antisemite del governo di Adolf Hitler, i Giochi di Berlino ebbero luogo.
Sotto l’influenza del capo della propaganda nazista, Joseph Goebbels, l’evento fu progettato per promuovere la potenza della Germania e mostrare al mondo la superiorità della Razza Ariana.
I nazisti fecero di tutto perché i Giochi fossero organizzati alla grande. Fecero, addirittura in modo, che la Germania diventasse il primo paese a rendere possibile di seguire le Olimpiadi alla televisione.
Ma a scombinare i piani di Hitler e dei suoi ecco che arriva questo ragazzo dell’Alabama, americano e di colore.
Owens conquista tutte le principali competizioni di atletica. Vince 4 medaglie d’oro conquistando i 100 e i 200 metri, la staffetta 4X100 e il salto in lungo.
Hitler non fu molto contento che l’atleta afroamericano fosse in quei giorni al centro dell’attenzione di tutto il mondo e che dei suoi primi piani fosse pieno perfino il film di propaganda Olympia. In effetti sembrava messo lì a posta per contraddire platealmente la sua teoria della superiorità della razza ariana.
La particolarità della storia di Jesse Owens, però, non si ferma qua. Come abbiamo detto, l’atleta americano vinse anche la medaglia d’oro per il salto in lungo. Quello che non tutti sanno è che, in fase di qualificazione, stava rischiano l’eliminazione e che a salvarlo è stato l’aiuto del suo rivale, Luz Long. Biondo e tedesco dovrebbe rappresentare l’immagine dell’ariano nazista e vincente, ma evidentemente, invece, non ha nessuna simpatia per le camicie brune del Führer.
Long disse a Owens: “Parti più indietro”.
Owens seguì il consiglio e fu qualificazione, accedendo così all’agognata finale, programmata per il pomeriggio. In finale c’era anche Luz che in fase eliminatoria aveva conseguito il Record Olimpico con 7,73m.
Ma l’atleta americano non restò a guardare e volò in alto davanti al rivale tedesco con il primo salto oltre gli 8 metri mai visto alle Olimpiadi, ovvero 8,06m. Chiaramente fu oro.
Long fu il primo a congratularsi. Non c’era invidia per il rivale, solo rispetto. Il suo gesto venne immortalato nelle riprese della Riefenstahl: un sorriso allegro e sincero, felice per aver assistito a quel gesto atletico strepitoso.
Da quel momento in poi i due atleti furono legati da una grande e sincera amicizia che portò a uno scambio epistolare fittissimo, anche durante la Seconda Guerra Mondiale, e di cui vi propongo un breve estratto come conclusione di questo articolo.
«Dopo la guerra, va’ in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz».
Caro Mr S, questa foto è per te e per tutti quelli che si sentono autorizzati a scambiare un operaio per un piccione o una donna per un bersaglio contro cui scagliare delle uova solo perché hanno un colore di pelle diverso dal loro.
L.T.