Come la scuola può aiutare a crescere “cittadini del mondo”.

Come la scuola può aiutare a crescere “cittadini del mondo”.

Gli insegnanti, di ogni ordine e grado, hanno un ruolo fondamentale: far sperimentare come la scuola sia un luogo dove allenare le capacità di dialogo e confronto, il rispetto per la diversità e condivisione di diritti, doveri e aspirazioni.
La scuola deve saper tracciare la strada per permettere ai ragazzi di diventare “cittadini del mondo”.

Cari insegnanti,
scrivo a voi, oggi, perché stimo immensamente il vostro lavoro.
Noi studenti passiamo circa 16 anni della nostra vita, almeno 5 ore al giorno, per 9 mesi, tra i banchi.

La scuola dà una forte impronta alla nostra identità e può intervenire laddove la famiglia, il contesto sociale e il gruppo dei pari falliscono.
Può diventare il luogo in cui si sperimenta il dialogo, il confronto, la ricchezza della diversità, il rispetto, la condivisone di diritti, doveri e  aspirazioni. La scuola può proporre agli studenti di diventare “cittadini del mondo”, come suggeriva la filosofa Martha Nussbaum.

Le crescenti ondate di tensione e razzismo, che coinvolgono migranti e altri gruppi sociali, sono estremamente pericolose.
In molti temiamo che possa esserci un ritorno al 1939 e alle condizioni di inuguaglianza e repressione.

La speranza però viene sono sempre dalle nuove generazioni.
Per cui cari insegnanti, avete un compito importante: contribuire alla formazione dei cittadini di una società migliore.


Come aiutare i ragazzi a crescere come “cittadini del mondo”?

Primo: promuovere la capacità di autovalutazione in modo critico e onesto. Promuovere nei bambini e nei giovani la capacità di saper riflettere, essere consapevoli e autoregolare il proprio modo di pensare e di agire.
Partendo dal presupposto che spesso, stereotipi e pregiudizi, agiscono attraverso meccanismi automatici, saper autoregolarsi diventa una risorsa per combattere queste cattive abitudini.

Secondo: promuovere lo sviluppo dell’empatia, sapersi immaginare nei panni dell’altro per poterlo comprendere di più.

Terzo: rendere l’educazione quanto più multiculturale possibile. Far conoscere oltre alla propria, anche le caratteristiche principali della cultura di altri gruppi: storie, religioni, stili di vita e altre lingue.
Sarebbe impensabile poter pensare di includere lo studio di tutte le culture del mondo, ma quantomeno potersi concentrare sulle realtà che più ci toccano, senza dimenticare la realtà a cui si appartiene.

Cari insegnati, un’educazione di questo tipo è la speranza affinché gli studenti imparino ad avvicinarsi all’altro con rispetto e comprensione, riconoscendo le differenze, i diritti, le aspirazioni e le problematiche condivise.
Tutto questo affinché promuovano una società migliore e non lascino vincere le correnti razziste, che rischiano di portare a largo democrazia e pace.

 

 

                                                                                                                                Valentina Freni

 

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