So’ cascato dalle scale, disse – “Sulla mia pelle” review
Appena si è saputo che sarebbe uscito questo film, c’è stato chi gli si è scagliato contro a priori. Beh, sappiate che in ‘Sulla mia pelle’ non c’è santificazione né edulcorazione. Non sono fatti ‘sconti’ alla vita e alle azioni di nessuno.
Ma la resa è potente anche in virtù di questo. D’altra parte si sa che niente è più forte della verità. Gli atti giudiziari, le testimonianze, i ricordi nutrono questo film rendendoci tutti i passaggi tremendi di quelle giornate.
Tutti questi anni in cui la sorella Ilaria Cucchi ha combattuto, per togliere il velo di bugie che copriva la morte del fratello, ce lo hanno reso familiare. Ne abbiamo tutti parlato con gli amici, con i nostri familiari. Abbiamo tutti percepito e partecipato al dolore di quella famiglia, condividendo con affetto la loro ricerca di giustizia. Abbiamo imparato anche la loro forza, il cui perno era sulla non accettazione di una verità sbilenca.
Quanta partecipazione abbia mosso in Italia è visibile in questi giorni: il film è uscito nelle sale e su Netflix e da subito si sono moltiplicate le visioni collettive, come per esempio quella di ieri sera a La Sapienza in cui sono andate a vederlo 2000 persone (il collettivo universitario che aveva organizzato l’evento ne aveva pensate 700 persone…).
Tutto questo ci indica quanta necessità ha da sempre (pensate alle tragedie greche per esempio) l’essere umano di condividere emozioni importanti , anche il senso di sgomento di fronte alla scoperta che non sempre chi dovrebbe proteggere lo fa, anzi, e che non sempre chi è etichettato come cattivo lo è. Il re è nudo, diceva una favola…quando cade il velo dell’illusione rassicurante che i ruoli dei buoni e dei cattivi siano definibili il senso di smarrimento è grande. In ciò la potenza di questo film, come dicevo, proprio perché non rassicura.
Io l’ho visto in una sala di un cinema romano. La ragazza a fianco a me, che non conoscevo, piangeva sommessa. Altri anche. Tutti usciti dalla sala nel silenzio, pieno di sentire. Non una parola da nessuno.
Molto merito di questa ricostruzione di quelle giornate va ad Alessandro Borghi, che si è totalmente trasfigurato in Stefano. Un lavoro sul personaggio straordinario e minuzioso, l’attore ne è completamente assorbito e scompare in esso. Sappiamo che Ilaria Cucchi (interpretata da Jasmine Trinca) è rimasta colpitissima dalla resa di Borghi, tanto che ha detto commossa che per lei è stato risentire la voce e rivedere le movenze del fratello (e se pensate che tutti gli attori lavorino così a fondo…beh, vi informo di no…)
Un film che racconta la storia del nostro Paese e degli indifesi e la partecipazione così affettuosa e numerosa indica che questo nostro ‘popolo’ è più bello interiormente, sano eticamente e pensante di quanto tentino di raccontare coloro a cui farebbe comodo il contrario.
Vedetelo ed in condivisione, se vi è possibile. Ne percepirete maggiormente la limpidezza della forza.
Laura De Santis