Streghe, Macàre, maghi e guaritori: quando il paranormale entra nelle nostre vite

Streghe, Macàre, maghi e guaritori: quando il paranormale entra nelle nostre vite

L’impotenza della medicina tradizionale nel non riuscire a curare determinate malattie, lascia(va) spazio al paranormale, unica ancora di salvezza per chi pativa situazioni di disagio psico-fisico.



 

La particolare tematica affrontata dal dott. Carlo Codacci-Pisanelli, antropologo specializzato in sistemi terapeutici e magico-religiosi delle culture tradizionali, nel suo saggio Streghe – Macàre, maghi e guaritori del Salento (Libellula edizioni, pp. 130) potrebbe apparire, nell’era moderna, abbastanza anacronistica.

Si tratta, infatti, di una ricerca sul campo, in terra salentina, volta alla raccolta e successiva analisi di racconti, aneddoti e leggende legati alle figure delle macàre, donne, anziane o giovani, che solitamente uscivano di notte con abiti scuri, lacerati e il volto coperto, o totalmente nude, per consumare vendette o portare a termine riti cerimoniali. Erano solite importunare coloro che passeggiavano di notte, costringendoli a balli sfrenati e strani riti nei pressi dei cimiteri.

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Le macàre godevano, nello stesso tempo, di rispetto misto a sospetto. Si supponeva, infatti, che possedessero doti divinatorie e, per questo motivo, molte donne vi si recavano per avere notizie dei propri mariti, figli, fratelli partiti per la guerra e di cui non si avevano più notizie. Erano anche delle abili guaritrici: utilizzavano erbe e strane polveri per preparare unguenti e medicinali per ogni tipo di male. Bisognava stare molto attenti però, anche la minima offesa poteva costare molto caro a chi avesse avuto l’ardore di sfidare una macàra.

Fatture, sortilegi, maledizioni, spesso anche mortali, erano all’ordine del giorno per questi personaggi anche se la minaccia peggiore era rappresentata dal loro desiderio di uccidere o rubare i neonati di coloro che non andavano loro a genio (di solito per scambiarli con i neonati di altre famiglie). Erano in grado, secondo la tradizione, di trasformarsi in animali, serpenti, gatti, maiali, e con queste fattezze entravano di notte nelle case altrui per operare dei sortilegi su piccoli innocenti e, nel caso peggiore, togliergli la vita.

Le informazioni principali relative a queste figure pagane derivano, ovviamente, dalla cultura popolare che, per l’impotenza della medicina tradizionale nel non riuscire a curare determinate malattie, lascia(va) spazio al paranormale, unica ancora di salvezza per chi pativa situazioni di disagio psico-fisico.

Questo folklore locale, indice di una mistura tra sacro e profano, spesso, anche ai giorni nostri, prosegue la sua opera coercitiva indirizzando famiglie intere verso guaritori, improvvisati o meno, ai quali affidare la risoluzione dei propri malesseri e disturbi.

Angelo Urbano

 

 

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