Ode agli ultimi
Marina Cvetaeva è, insieme all’Achmatova, una delle voci più alte della Poesia che la Russia abbia dato all’umanità. Un’Ode ai cosiddetti ultimi della società, che vengono qui innalzati ai massimi onori.
Proprio ad essa la Poetessa si rivolge in questa Poesia, che possiamo considerare decisamente come un’Ode ai cosiddetti ultimi della società, che vengono qui innalzati ai massimi onori.
Tra di loro ci sono anche i Poeti, di cui, in guizzo di suprema consapevolezza (che non va mai confusa con vanità o orgoglio), la Cvetaeva ci ricorda il valore di rivoluzionari indicatori della Verità. In effetti chi dice le cose come stanno può spesso assurgere a sovvertitore, perché non asseconda la visione dei più.
‘Non figurano nei vostri manuali’, dice in un punto la Poetessa. Un po’ ci ricorda quel detto che spesso capita di sentire che ripete ‘La storia è scritta dalla prospettiva dei vincitori’.
Eppure non c’è resa, come è evidente negli ultimi versi, in cui ci dice che il Poeta è colui che guarda le divinità dritte negli occhi, con coraggio e forza. La Cvetaeva ci ricorda anche che la sostanza è l’unica cosa che conta, in fondo, e che guardare dritto negli occhi la verità la rende innocua, quale che sia. Sia lode dunque alla silenziosa piccola umanità
Gli Ultimi di Marina Cvetaeva
Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti,
non registrati nell’ambito della visuale.
(Che non figurano nei vostri manuali,
per cui una fossa da scarico è la casa).
Ci sono al mondo i vuoti, i presi a spintoni,
quelli che restano muti: letame,
chiodo per il vostro orlo di seta!
Ne ha ribrezzo il fango sotto le ruote!
Ci sono al mondo gli apparenti – invisibili,
(il segno: màcula da lebbrosario)!
ci sono al mondo i Giobbe, che Giobbe
invidierebbe se non fosse che:
noi siamo i poeti – e rimiamo con i paria,
ma, straripando dalle rive,
noi contestiamo Dio alle Dee
e la vergine agli Dei!
Laura De Santis
Immagine in copertina: Lee Jeffries