Sanremo e La Rivoluzione di un Abbraccio

Sanremo e La Rivoluzione di un Abbraccio

1958. Festival di Sanremo. Modugno sta cantando il brano che presenta in gara. Allarga le braccia, trasportato dall’interpretare della sua canzone.P

Tanto basta a scandalizzare il pubblico presente in sala e coloro che lo guarderanno da casa. Un gesto caldo, libero che va a scontrarsi con tutte le altre canzoni in gara, misurate, ben cantate ma, possiamo dirlo, trattenute.

E’ la rivoluzione, attuata da un’apertura di braccia. Fermiamoci un momento a pensare a quando sorprendiamo qualcuno abbracciandolo o questa persona sorprende noi facendolo lei. Il calore di accogliere ed il coraggio di aprirsi per farlo. Quindi l’obbligare al coraggio e all’apertura anche il ricevente, che in qualche modo deve ‘rispondere’ a questo gesto. Ecco l’abbraccio rivoluzionario di Modugno.

Come se non bastasse già la potenza simbolica di un gesto, le parole.

Un testo poetico, sfumato, un sogno, una visione. Modugno diceva che si era ispirato al quadro Le coq rouge di Marc Chagall. L’arte è trasversale e le influenze sono sempre reciproche tra i suoi vari settori. Ascolti un quadro, vedi una musica.

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 La sua influenza è palese ed evidente nella nostra musica: Fabrizio De André disse che è il padre dei cantautori (“senza di lui non ci saremmo stati noi”).

Insomma è pieno il senso di questa presenza a San Remo e del Festival stesso.

Come anche di quella di Mia Martini con Almeno tu nell’universo, probabilmente il brano d’amore più bello mai scritto della Musica Italiana. Un brano rimasto chiuso per quasi 20 anni in un cassetto.

Scritto infatti da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 (nella stessa settimana di Piccolo uomo!!!). Rimase inedito così a lungo, perché Lauzi desiderava che a cantarlo per primo fosse proprio Mimì.

Nel 1989, la canzone vide finalmente la luce e fu incisa da Mia Martini, che la presentò al Festival di Sanremo di quell’anno, ottenendo il Premio della Critica(che è infatti intitolato a lei) e una gran quantità di apprezzamenti da parte del pubblico.  Tra l’altro va detto che inizialmente i dirigenti della Fonit Cetra proposero la canzone ad una allora sconosciuta Mietta, che rifiutò, permettendo così anche il ritorno sulle scene della Martini, che per una diceria vergognosa –uno dei capitoli più ignobili della musica italiana- era stata ghettizzata.

Insomma c’è stato un tempo -anzi più tempi!- in cui Sanremo, ora snobbato, criticato (comprensibilmente, dato che sono evidenti le scelte artistiche discutibili, per cui vere novità non vengono più veicolate ma anzi respinte) era un ottimo catalizzatore di novità e Bellezza.

E’ pensabile che possa verificarsi una nuova rivoluzione lì, che ribalti la rassicurante stagnazione in cui giace?! Chissà.

Intanto però vi lascio con una riflessione che faceva il grande compositore ungherese Bartok:

Le competizioni sono per i cavalli, non per gli Artisti.

Laura De Santis

 

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