Tutto scorre nel fiume dei ricordi di Ungaretti
Pensavo allo scorrere delle cose, al loro mutarsi essendo vive. Le stesse immagini della natura ce le rimandano: il fiume scorre e la sua acqua è sempre nuova, la palude è ferma e la sua acqua si sporca ed è melmosa.
Ecco quindi comparirmi questa splendida, potentissima Poesia di Ungaretti, in cui la potenza del fiume che cambia e fa rinascere dall’immersione nelle sue acque è al centro. Anzi, in questo caso sono ben quattro i fiumi citati da Ungaretti, che simbolizzano le grandi tappe della sua vita: il Serchio, legato alle vicende dei suoi avi, il Nilo, che lo ha visto crescere negli anni della sua giovinezza in Egitto, La Senna che ha accompagnato la scoperta di se stesso durante il periodo parigino e qui, nell’adesso di questa Poesia, nell’Isonzo, in cui “celebra” la sua rinascita (Stamani mi sono disteso/ In un’urna d’acqua/ E come una reliquia/ Ho riposato/L’Isonzo scorrendo/ Mi levigava/ Come un suo sasso- versi di una Bellezza infinita!).
Guardando un attimo indietro, nella prima parte, lo troviamo spaesato e addolorato dalla guerra. L’incipit è di uno splendore incredibile: Mi tengo a quest’albero mutilato. Una piccola frase che contiene galassie.
Immergiamoci, dunque, nel fiume che lava, ristora con la sua acqua sempre nuova (πάντα ῥεῖ -panta rei’- tutto scorre, diceva Eraclito) che è il flusso dei versi di Ungaretti.
I FIUMI, Giuseppe Ungaretti_ scritta a Cotici il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia
Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita
Questi sono
I miei fiumi
Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
Giuseppe Ungaretti, I fiumi in L’Allegria Vita d’un uomo.
Laura De Santis