Alla Lavagna: i bambini meritano idee migliori.

Alla Lavagna: i bambini meritano idee migliori.

D. Santaché, di fronte ai bambini del programma Alla lavagna! ha rilasciato un messaggio cinico e antieducativo. I bambini meritano prospettive migliori, idee di libertà che non siano sottomesse alla logica del denaro e del consumismo.

Su rai 3 va in onda Alla lavagna!, un programma che prevede che personaggi famosi si relazionino con dei bambini, come se fossero dei maestri e si trovassero in un aula scolastica.
I personaggi famosi sono soprattutto politici, per cui per quasi tutti gli episodi, il risultato è stato molto simile a un comizio.

Il problema è che ci troviamo di fronte a dei bambini di scuola primaria che stanno sviluppando competenze, conoscenze e capacità per diventare i cittadini di domani.
Bambini che non hanno ancora sviluppato appieno capacità di analisi e comprensione critica della realtà.
Bambini che hanno ancora bisogno di una guida e un supporto per districarsi nella realizzazione della propria identità personale e sociale.
Di fronte a queste considerazioni, una delle affermazioni fatte da Daniela Santanché al programma,  risulta fuori luogo e soprattutto veicola un messaggio cinico e antieducativo.

L’esternazione in questione è

“ Il denaro è l’unico vero strumento di libertà. I soldi servono a essere liberi. Il mio papà ha insegnato a me e ai miei fratelli che chi paga comanda”.

Facciamo un passo indietro.
Aldilà delle problematiche di oggi, è innegabile che le nostre condizioni sono migliorate rispetto, ad esempio, a quelle del dopoguerra.
L’attuale qualità della vita è frutto del principio di equità sociale: gli Stati, nelle loro possibilità e nei termini previsti della legge, offrono a tutti opportunità e risorse per promuovere il massimo livello di benessere possibile.


Nell’ottica che il valore del cittadino sta nell’essere parte della specie umana stessa, viene veicolato il messaggio che tutti sono importanti, che ogni essere umano ha diritto a vivere una vita piena e autorealizzarsi, a prescindere se sia ricco o povero.
In cambio viene chiesto al cittadino i contribuire in modo etico allo sviluppo della società.

Se si considera accettabile il messaggio di Santanché, ci troveremmo di fronte un paradosso:

se non ho abbastanza denaro non posso avere abbastanza libertà, se non sono libero non posso partecipare a questo sviluppo sociale e se non partecipo allo sviluppo sociale, sono tagliato fuori dal mondo, il mio mondo”.


Immaginare che un bambino di quell’età, che non ha ancora le risorse per giudicare criticamente un tale messaggio, lo interiorizzi e lo faccia proprio, significa porlo in una condizione di mancanza di prospettiva.
Il bambino si troverà di fronte una realtà percepita come ostile, che non gli permetterà di esprimere il proprio contributo nel mondo, anzi renderà questo contributo inutile.


La Pedagogia, la Psicologia dello sviluppo e la Sociologia contemporanee, si fondano sull’idea che nessuno è condannato dall’inizio e che ogni persona, in un’ottima di continua crescita e cambiamento, può apportare il proprio originale contributo allo sviluppo sociale e umano.


Vige il cosiddetto Principio di Equifinalità: due sistemi che partono da condizioni differenti possono raggiungere lo stesso risultato.
Partendo da uno stato i svantaggio si può comunque riuscire a ottenere un risultato importante.


L’affermazione della nota politica italiana, nega questo principio e anni di lotte nel mono educativo affinché ogni elemento, anche quello più compromesso, non venga solo visto in funzione delle sue mancanza, ma anche in funzione delle sue risorse e delle sue aspirazioni e possibilità.

I bambini non meritano queste idee.
I bambini meritano messaggi di speranza, di cura e attenzione.

Valentina Freni

 

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