Donne e Musica. Quel silenzio assordante

Donne e Musica. Quel silenzio assordante

Il silenzio può essere assordante. In alcuni casi anche più che in altri. Come quello che fa la mancanza di donne ai vertici dell’industria cinematrografica e musicale.

Se è vero che poche sono  le donne compositrici e direttrici d’orchestra, come anche poche le donne registe, osservando le tavole del ‘potere’ di queste Arti (quindi i cosiddetti posti di comando), possiamo notare come la presenza femminile praticamente scompaia: in tutto il globo sono il 2 per cento (secondo una stima recentissima).

Se ampliamo il focus ci ricordiamo amaramente che la battaglia per la parità salariale è ancora importante, perché la disparità non accenna a diminuire. Questo in ogni ambito, anche scientifico per esempio.

Esemplare, ed esemplificativo ahinoi, lo studio pubblicato all’inizio del 2018 l’Annenberg Inclusion Initiative dell’University of Southern California che analizzava la situazione dell’industria musicale statunitense.

L’analisi prendeva in considerazione seicento brani di musica pop usciti sul mercato fra il 2012 e il 2017: nel  2017 i brani di artiste femminili costituivano il 16,8% rispetto all’83,2% di quelli di artisti uomini.  

Questi dati si riferivano ad interpreti e performer. La presenza di donne diminuiva maggiormente se si analizzava se l’autore fosse uomo o donna: su 2.767 cantautori accreditati, solo il 12,3% era di sesso femminile e degli oltre seicento produttori presi in analisi, il 98% era di sesso maschile e solo il 2% di sesso femminile.

In Italia siamo nella stessa situazione: uno studio Nuovoimaie ha evidenziato, infatti, come la percentuale delle interpreti femminili nella fascia di età 18-34 anni sia del 12,52%, in linea con quella degli Stati Uniti. Anzi peggiore.

Infatti, se fate mente locale, vi accorgerete che se non altro gli Usa vantano una scuola di cantautorato femminile di decenni, cosa che in Italia manca ancora del tutto: nel nostro Bel Paese le donne sono di fatto recluse nell’ambito dell’interpretazione (ovvero cantano brani scritti da altri).

La situazione è la stessa per la partecipazione delle donne ai festival: numero bassissimo. Per sottolineare tutto questo, Lily Allen ha pubblicato la locandina del Wireless festival cancellando i nomi degli artisti uomini: solo quattro artiste donne rimaste in cartellone.

Altra artista che si è spesa da sempre contro il sessismo in musica è Bjork e nel 2016 la cantante islandese ha scritto una lettera aperta ai giornalisti, accusandoli del loro modo di scrivere basandosi su stereotipi: “Gli uomini hanno il diritto di spaziare da un campo a un altro ma non le donne. Le donne nella musica sono autorizzate a essere delle cantautrici che parlano solo dei loro fidanzati. Se scelgono un altro argomento o di diventare qualsiasi altra cosa rispetto a performers che cantano dei loro amori, ricevono delle critiche come se la nostra unica possibilità di espressione fosse l’emotività”.

Per aprire il varco alle donne in Musica anche da un punto di vista prettamente pratico  St. Vincent, che nel 2016 ha ideato la prima chitarra elettrica da donna, affermando: “Chitarre come la Fender Stratocaster o la Gibson Les Paul sono chitarre fantastiche, ma a causa del loro peso sono impraticabili e poco funzionali per una persona come me”, denunciando come lo sguardo degli uomini ancora permanga nella musica.

Sono nate in tutto il mondo svariate iniziative per motivare le donne a fare musica. Pensate a quanto è importante l’esempio per le ragazze! Personalmente ricordo di essere per esempio rimasta folgorata da Tori Amos e dal suo modo di suonare il pianoforte; per me che provenivo dalla musica classica si squarciò un velo!

Purtroppo è un quadro desolante ma reale ed è dal guardare le cose come stanno davvero che può portare a cambiarle, non certo fingendo che esista una parità in verità ancora lontana. Forse qualche passo dai tempi di Fanny Mendelssohn – per citare come esempio una delle compositrici del passato geniali ma ancora poco conosciute – si è compiuto, ma non basta. Il famigerato ‘tetto di cristallo’, che impedisce l’accesso ai vertici alle donne, è ancora lì ed ha ragione Simone de Beauvoir che incitava le donne a stare sempre a guardia dei loro diritti, tenendo a mente che non sono mai acquisiti del tutto.

Ottimismo per il futuro ma piedi ben saldi ed occhi bel aperti sul momento presente.

Laura De Santis

 

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