Emilia Clarke: la vera storia della Madre dei Draghi

Emilia Clarke: la vera storia della Madre dei Draghi

Emilia Clarke, l’attrice famosa per il ruolo di Daenerys Targaryen nella serie Game of Thrones, ha raccontato di essere sopravvissuta a due aneurismi cerebrali proprio mentre era impegnata a girare le stagioni del Trono. Nessuno, a parte la sua famiglia e la produzione, era a conoscenza della cosa, se non è Resilienza questa, cosa lo è?

Seguo Emilia Clarke su Instagram da un po’ di anni e la ragione per cui sono una sua follower è che la trovo simpatica. Non immaginatemi come una stalker di nuova generazione che guarda ogni post, foto, respiro della sua beniamina, ma diciamo che quando appare sulla mia home una foto della Clarke leggo la didascalia e metto spesso mi piace.

Questo perché in ogni suo post mostra sempre una genuina allegria e una buona dose di autoironia che tendenzialmente sono due doti che mi conquistano sempre.

Poi ovviamente c’è il fatto che interpreta uno dei personaggi femminili più coatti della storia delle Serie TV: sempre lì a conquistare terre, uomini e mari a cavallo dei suoi tre draghi.

Insomma gli applausi quando si parla di Emilia Clarke si sprecano: intelligente, simpatica e soprattutto battagliera.

Così quando ieri mi è capitato di vedere questo video sul suo profilo, con genuino interesse sono andata a leggere la sua storia sul New Yorker.



In questo modo ho scoperto che la giovane attrice con il sorriso sempre sulle labbra ha avuto ben due aneurismi al cervello, ha subito due operazioni e ha rischiato dei danni celebrali che avrebbero compromesso per sempre la sua carriera.

Sarà che lavoro anche io in teatro, ma non mi è difficile immaginare la paura che avrà provato sapendo che il suo sogno era messo a repentaglio dalla sua salute. Sì, so che ci sono cose peggiori al mondo del non poter fare più l’attrice (e lo sa anche Emilia Clarke), ma vi assicuro che arrivare a toccare con mano la possibilità di coronare la proprio passione e rischiare di vedere tutto trasformarsi in cenere è qualcosa di molto difficile da affrontare.

Così il fatto che Emilia ce l’abbia fatta e sia sopravvissuta continuando a portare avanti il suo sogno con il sorriso sulle labbra non solo ha del miracoloso, ma diventa simbolo di un’estrema capacità di resilienza che è solo da ammirare.

Per farvi capire cosa ha affrontato, ecco cosa ha scritto l’attrice di Game Of Thrones sul New Yorker:

Il primo intervento chirurgico è definibile come “minimamente invasivo”, il che significa che non mi aprirono il cranio. Piuttosto, usando una tecnica chiamata avvolgimento endovascolare, il chirurgo introdusse un filo in una delle arterie femorali che è poi stato condotto fino al cervello, dove ha chiuso l’aneurisma

L’operazione è durata tre ore. Quando mi sono svegliata, il dolore era insopportabile. Non avevo idea di dove fossi. Il mio campo visivo era ristretto. Avevo un tubo in gola ed ero assetata e nauseata. Mi hanno spostato dall’I.C.U. dopo quattro giorni e mi hanno detto che il grande traguardo era superare due settimane senza avere problemi. Se ce l’avessi fatta così a lungo con complicazioni minime, le mie possibilità di una buona ripresa sarebbero state alte.

Una notte, dopo aver superato quel termine cruciale, un’infermiera mi svegliò e, come parte di una serie di esercizi cognitivi, mi chiese: “Come ti chiami?”. Il mio nome completo è Emilia Isobel Euphemia Rose Clarke. Ma in quel momento non riuscivo a ricordarlo. Invece, mi uscirono dalla bocca parole senza senso e andai in preda al panico. Non avevo mai provato una tale paura – un senso di morte in chiusura. Potevo vedere la mia vita futura e non valeva la pena viverla. Sono un’attrice, devo ricordarmi le battute e ora non riuscivo a ricordarmi nemmeno il mio nome. Stavo soffrendo di afasia, una conseguenza del trauma subito dal mio cervello. Anche se stavo dicendo cose senza senso, mia madre è stata così gentile dall’ignorarle e provare a convincermi che ero perfettamente lucida. Ma sapevo che non era così e nei momenti peggiori volevo spegnere le macchine. Ho chiesto ai medici di lasciarmi morire. Il mio lavoro, l’intero sogno di quella che avrebbe dovuto essere la mia vita ruotava intorno al linguaggio, alla comunicazione. Senza, ero persa.

Dopo circa una settimana l’afasia passò. Ero in grado di parlare. Sapevo dire il mio nome, tutti e cinque insieme. (…) Sono tornata alla mia vita. Ma anche prima di tornare sul set della Seconda Stagione, ero profondamente insicura di me stessa. Ero spesso così stordita, così debole, che pensavo di morire. Stavo in un hotel a Londra durante il tour pubblicitario e ricordo vividamente il pensiero di non riuscire a tenere il passo, pensare o respirare, e tanto meno cercare di essere affascinante. Sorseggiavo la morfina tra un’intervista e l’altra. Il dolore era lì, e la stanchezza era come la peggiore spossatezza che avessi mai sperimentato, moltiplicata per un milione. E, ammettiamolo, sono un attrice. La vanità va di pari passo con il lavoro. Passavo molto tempo a pensare a come apparivo.

Tornata sul set, non ho perso un colpo, ma ho faticato terribilmente. La stagione 2 è stata la mia peggiore. Non sapevo cosa stava facendo Daenerys. Se devo essere sincera, in ogni momento pensavo che sarei morta.



Al termine della terza stagione, nel 2013, Emilia Clarke ha accettato la parte di Holly Golightly a Broadway e mentre era a New York si è sottoposta a un controllo, scoprendo che era necessario intervenire.

Mi era stata promessa un’operazione relativamente semplice, più semplice dell’altra volta.
Ma (…) quando mi hanno svegliato stavo urlando dal dolore. La procedura non aveva funzionato. Avevo un’importante emorragia e i dottori mi hanno detto chiaramente che le mie chance di sopravvivenza erano poche se non mi operavano di nuovo. Questa volta dovevano accedere al mio cervello attraverso il cranio e l’operazione doveva avvenire immediatamente. Il recupero è stato ancora più doloroso rispetto a quello precedente. Avevo l’aspetto di qualcuno che aveva affrontato una guerra molto più violenta rispetto a quelle affrontate da Daenerys. Ero uscita dall’operazione con un drenaggio che usciva dalla testa. Parti del mio cranio erano state sostituite con il titanio. Ora la cicatrice che fa una curva dalla testa all’orecchio non si vede, ma inizialmente non sapevo se si sarebbe vista. E c’era, in particolare, la costante preoccupazione riguardante ogni possibile perdita cognitiva o dei sensi. Sarebbe stata la concentrazione? La memoria? La visione periferica? Ora dico alle persone che mi ha privato del mio buon gusto in fatto di uomini, ma ovviamente niente all’epoca sembrava divertente. Ho trascorso un mese in ospedale e in certi momenti avevo perso tutte le speranze. Non riuscivo a guardare nessuno negli occhi. C’era una terribile ansia, attacchi di panico. Non sono stata cresciuta pensando di dire che qualcosa non è giusto, mi hanno insegnato a ricordarmi che c’è sempre qualcuno che sta peggio di te. Ma, vivendo questa esperienza per la seconda volta, avevo perso tutte le speranze.

Ma sono sopravvissuta. Negli anni dopo la seconda operazione sono guarita andando oltre ogni ragionevole speranza. Ora sto bene al 100%. Oltre al mio lavoro come attrice ho deciso di dedicarmi all’attività benefica e ho aiutato a sviluppare SameYou, in collaborazione con partner nel Regno Unito e negli Stati Uniti, che ha lo scopo di offrire cure alle persone che hanno subito danni cerebrali e aneurismi. Provo una gratitudine senza fine nei confronti di mia madre e mio fratello, dei miei dottori e delle infermiere, dei miei amici. Ogni giorno sento la mancanza di mio padre che è morto di cancro nel 2016 e non potrò mai ringraziarlo abbastanza per avermi tenuto la mano fino alla fine. C’è qualcosa di gratificante, e che va oltre ogni fortuna, nell’arrivare alla fine della serie. Sono così felice di essere qui per vedere l’epilogo de Il Trono di Spade e l’inizio di qualsiasi cosa accadrà in futuro. 

Laura Tedesco

Fonte: The New Yorker

 

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