Amiamoci senza scarpe! Sull’amare senza barriere o mistificazioni
D’estate finalmente ci si alleggerisce, vestendosi più leggeri. Lo stesso vale per i piedi, che possono beneficiare della libertà di ‘respirare’.
La meravigliosa Anne Sexton, la mia Poetessa preferita insieme alla Achmatova, dice ‘i miei piedi, due bambini/ liberi di giocare nudi’. Parte parlando di piedi liberi, gambe brune, dita libere fino ad arrivare al pretesto (perché di questo si tratta) del cibo per traghettare nuovamente in un nuovo argomento, che è l’amore. Piedi che percorrono la schiena dell’amato, a cui si è chiesto, appena poco prima, se vuole mangiare o bere. Piedi che sono radici eppure irrequieti e selvaggi, come dice la Sexton in questi versi strepitosi, delicatissimi e polposi.
‘Amarmi senza scarpe’ il fantastico incipit, che ci trasporta subito nella metafora dell’amare senza barriere o mistificazioni.
Io, poi, non mi fido di chi d’estate costipa i propri piedi in scarpe chiuse o, peggio, con sandali aperti abbinati a calzini (lo so che li avete visti anche voi, lo so)…mi fa pensare che ha qualcosa da nascondere. Quindi evviva i piedi liberi e sì, amiamoci senza scarpe!
Scalza di Anne Sexton
Amarmi senza scarpe
vuol dire amare le mie lunghe gambe brune,
dolci e care, buone come cucchiai
e i miei piedi, due bambini
liberi di giocare nudi. Nodose sporgenze
le mie dita, non più costrette
– e in più guarda le unghie e
le prensili giunture di giunture
come in dieci passi mettono radici –
irrequieti e selvaggi: questo
l’ammazzò, questo la cucinò.
Lunghe gambe brune e lunghe brune dita.
Più su, caro, la donna
rievoca segreti, casine,
piccole lingue che narrano per te.
Siamo soli noi due
in questa casa su una lingua di terra.
Ha un campanellino nell’ombelico il mare,
ed io sono la tua scalza puttanella
per una settimana. Gradiresti del salame?
No. Non ti va proprio uno scotch?
No. Non bevi molto tu bevi
I gabbiani uccidono pesci
strillando come bimbi di tre anni.
Il ritmo delle onde è una droga
e tutta notte invoca
sono, sono, sono. Scalza,
ti tamburello la schiena su e giù.
Corro da porta a porta la mattina,
nella capanna giochiamo a nascondino.
Ora mi afferri le caviglie,
ti fai strada fra le gambe
e vieni a trapassarmi nel punto della fame.
Laura De Santis