Cantico delle Creature: la consapevolezza di abitare un luogo bellissimo.
Ancor prima di Greta Thunberg, un piccolo grande uomo ha rivoluzionato la sua epoca ponendo l’attenzione alle delicate tematiche ambientali e sociali. Francesco d’Assisi, Santo patrono d’Italia per la Chiesa Cattolica, si erge da secoli a simbolo di salvaguardia e rispetto verso tutto il Creato.
E’ giunto inalterato fino a noi il suo profondo amore per fratello Sole e sorella Luna, fratello Vento e sorella Acqua, fratello Fuoco e, non ultima, sorella Terra che è anche Madre. Lei che ci ha generati e nutriti, regalandoci abbondanza di fiori e frutti. L’ispirazione per la composizione di questi versi poetici ha avuto sicuramente origine dalla consapevolezza di abitare uno luogo bellissimo, ricco di risorse e colmo di ogni bene. Di essere custodi di un tesoro divino, da coltivare e far prosperare. Di essere parte di un Tutto nel quale sentirsi protetti e cercare conforto.
La bellezza di una terra incontaminata e prospera non può che provocare sentimenti di ringraziamento e lode.
Ogni elemento, creato con una specifica funzione, è immerso in un’armonia di percezioni sensoriali nutrimento di anima e corpo. Un patrimonio naturalistico immenso che, con amara constatazione, l’Uomo è stato in grado di distruggere nel giro di poche generazioni. Isole di plastica vagano in oceani sempre più privi di pesce, intere foreste bruciano senza scrupolo alcuno per l’incolumità delle fauna tipica. Numerose specie di piante ed animali sull’orlo di una definitiva estinzione.
Come se non valesse più la pena godere di un paesaggio bucolico inalterato, come se non valesse più la pena bagnarsi in acque limpide e pure, come se non valesse più la pena godere dell’ombra saggia di antichi alberi. La preziosa magnificenza della natura ha lasciato il passo alla prevaricazione di un profitto economico indiscriminato, dannoso nonché iniquo.
Uno scenario che, probabilmente, avrebbe fatto rabbrividire il poverello d’Assisi abituato a dormire anche su scomodi giacigli di pietra, pur di tener fede al sentito attaccamento al Creato. Persino in punto di morte la richiesta di essere adagiato sulla nuda terra ha mostrato al popolo un legame viscerale con la Madre primigenia, alla quale si ritorna dopo l’intensa esperienza della Vita.
Leggere oggi il Cantico delle Creature, autentica perla letteraria, suscita sensazioni emotive contrastanti.
Le ripetute Lodi a Dio, ai fratelli e sorelle in natura ed il ringraziamento doveroso a tutte le creature che la abitano, lasciano spazio alla vergogna per la tremenda deriva a cui l’Uomo sta rapidamente condannando il pianeta. Il grido di dolore di Francesco contro l’ingiusta deturpazione dell’ambiente deve colpire le singole coscienze, perché proprio nelle piccole azioni individuali possiamo tentare di restituire alle generazioni future il sentimento di gratitudine espresso in un lontano passato, certo, irripetibile ma non per questo meno compatibile con le nuove esigenze dell’umanità.
In una prospettiva anche solo prettamente laica, oggi più che mai non resta che elevare una preghiera di salvezza e una richiesta di perdono a fratello Sole e Sorella luna. Alla madre Terra, invece, dovremmo tendere una mano per asciugarne sul viso le lacrime amare. A San Francesco, infine, dovremmo chiedere in prestito il coraggio per osare, l’umiltà per apprezzare, la letizia per ringraziare.
Angelo Urbano