Coronavirus | Come affrontare l’ansia di contagio e dell’ignoto

Coronavirus | Come affrontare l’ansia di contagio e dell’ignoto

L’ignoto ha maggiori probabilità di scatenare paura rispetto a ciò che conosciamo. Secondo gli psicologi, l’ansia correlata al coronavirus è una risposta comprensibile all’ignoto, ma alcune persone sono particolarmente vulnerabili.

Per far fronte alla paura dilagante raccomandano per prima cosa di limitare l’esposizione dei media all’argomento attenendosi a una o due fonti attendibili. E, aggiungerei nella raccomandazione, di comportarsi responsabilmente nel rispetto del prossimo. Sembra scontato, ma mettere in atto azioni responsabili e attente alla salute di tutti non è così usuale come si crede, anzi le evidenze ci mostrano il contrario.

Differenti possono essere le reazioni alla paura causata da carenza di informazioni: ansia patologica e pensieri ossessivi di contagio oppure pensieri complottistici oppure evitamento della situazione e totale indifferenza.

Secondo lo psicologo Baruch Fischhoff, professore alla Carnegie Mellon University ed esperto nella percezione pubblica del rischio, è naturale temere l’ignoto, che l’influenza, ovviamente, non è.

“Con il coronavirus, non sappiamo dove stiamo andando”, ha detto in un episodio speciale del podcast “Speaking of Psychology” dell’American Psychological Association.

L’alone di mistero che avvolge la sua trasmissione a cascata a partire dal famigerato “paziente zero” non ci aiuta a gestire la situazione. La carenza di informazioni infatti non ci permette di essere sicuri delle misure da adottare o meno. Viene da sé che tentiamo, nella speranza di capire cosa è bene fare, di sovraesporci a informazioni che arrivano da più fonti. Cerchiamo di colmare il vuoto informativo.

Ma, mentre un po’ di paura verso l’ignoto è un istinto umano destinato a proteggerci da potenziali minacce, alcune persone reagiscono differentemente, come è stato per esempio nel caso di altre malattie iniziate all’estero come la SARS, l’influenza aviaria e l’Ebola.

La paura può alimentare xenofobia e razzismo, ovvero la paura e avversione indiscriminata verso gli stranieri.

Potremmo diventare vulnerabili alle persone che sfruttano la situazione e vedono questa come un’opportunità per infiammare la xenofobia, la paura nei confronti altri gruppi etnici.

Noi come individui dobbiamo essere al di sopra di questa manipolazione che si insinua laddove regna la paura.

Ricordate che la paura è storicamente alla base dell’insinuarsi di grandi svolte storiche infelici. La paura rende il gruppo più facile da assoggettare poiché siamo disposti a cedere gradi di libertà pur di sentirci al sicuro. Al contrario la rabbia è quello che ha sempre alimentato le rivolte. Ma questa è un’altra storia.

Alcune persone sono più vulnerabili allo stress legato alla pandemia.

Come con qualsiasi emozione, tratto o condizione di salute mentale, lo stato d’ ansia correlato al coronavirus varia ampiamente. Julie Pike, psicologa clinica di Chapel Hill, nella Carolina del Nord, specializzata in disturbi d’ansia, ci ricorda che le persone che soffrondo d’ansia -aggiungerei, sia come caratteristica di personalità o stato clinico- hanno maggiori probabilità di preoccuparsi di potenziali minacce come il coronavirus “perché queste persone spesso sopravvalutano le minacce e sottovalutare le capacità di coping” [ovvero la nostra capacità di far fronte alle situazioni e adattarci agli eventi, vedi Come sviluppare la resilienza emotiva].

In assenza di una chiara risoluzione, si preoccupano e cercano maggiori informazioni nel tentativo di risolvere l’ansia e sradicare l’incertezza“, ha aggiunto la dottoressa.

Per quelle persone che hanno già avuto un’esperienza traumatica e che il coranavirus potrebbe ricordare loro da vicino, le notizie possono innescare in loro quelle stesse sensazioni legati all’esperienza passata.

Inoltre le persone che conoscono qualcuno che è malato possono anche essere più colpite emotivamente, poiché le ricerche passate hanno dimostrato che l’esposizione a qualcuno con SARS era collegata al disturbo post-traumatico da stress e depressione, ha sottolineato Kaitin Luna, conduttrice del podcast.
“Ci sono persone che amiamo alla quale teniamo; e ogni volta che sono malati siamo in ansia per loro”, ha detto Fischhoff sul podcast. “In un certo senso, siamo ancora più impotenti. Possiamo solo preoccuparci. Sembra una normale, in un certo senso una sana reazione umana che però comporta delle conseguenze sul piano psicofisico .

Limitare l’esposizione dei media e mettere in atto le fondamentali norme igieniche come lavarsi le mani

Il panico sorge quando le persone sopravvalutano una minaccia e sottovalutano le proprie capacità di coping.

“Soffermarsi sulle notizie che enfatizzano ripetutamente sia la rapida diffusione del coronavirus che la mancanza di un trattamento efficace” è un carburante per il fuoco dell’ansia, ha detto Pike. “La cosa migliore che possiamo fare è assicurarci di lavarci le mani e proteggerci come faremmo con qualsiasi altro virus“, ha detto, evitando anche le persone che sembrano malate.

Mentre è bene avere un’idea generale di ciò che sta accadendo, soprattutto se vivi vicino a un’area con un’alta concentrazione di casi, è importante limitare l’esposizione ai media, in particolare da quelle prive di fonti o potenzialmente inaffidabili“.

Nel frattempo è importante supportare le persone più vulnerabili all’ansia o vittime di discriminazione e ricordarci che, oltre al panico, la natura sociale umana porta a riunirsi e sostenersi a vicenda nei tempi di crisi.

“Le persone che studiano il panico … scoprono che le situazioni di panico reali sono rari”, ha detto lo psicologo.

In situazioni di crisi, le persone in genere si radunano l’una intorno all’altra, si sostengono a vicenda, si comportano coraggiosamente.

Alessandra Notaro

Fonte: https://www.apa.org/research/action/speaking-of-psychology/coronavirus-anxiety

 

Una risposta.

  1. Menti Vagabonde ha detto:

    Mi chiedo se così tanta paura non sia anche generata dall’incapacità di accettare norme e limitazioni, di “sacrificare” una parte del proprio tempo, del proprio spazio. Nessuno vuole perdere privilegi e soprattutto cose, si corre infatti a farne scorta. Poi comunque ci sono gli idioti…

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