Tina Anselmi e la nascita di un Sistema Sanitario per tutti

Tina Anselmi e la nascita di un Sistema Sanitario per tutti

Il Sistema Sanitario Nazionale sta affrontando con estremo coraggio e professionalità l’emergenza sanitaria in corso.
Un servizio basato su universalità, uguaglianza ed equità, per il quale nessuno è sacrificabile e tutti hanno diritto a cure e attenzione.
Il merito della sua istituzione  va ad una donna forte e tenace, che ha creduto nella necessità di combattere le disparità sul piano del diritto alla salute: Tina Anselmi.
Un ricordo.

In questi giorni di emergenza, il nostro Sistema Sanitario Nazionale è stato messo a dura prova. Nonostante le risorse ridotte al minimo, gli operatori sanitari stanno cercando in ogni modo di non lasciare indietro nessuno.
Nessuna vita è considerata sacrificabile, nemmeno la più fragile e vulnerabile.

Stiamo riscoprendo di provare orgoglio nei confronti della Sanità italiana, spesso data per scontata.

Un servizio aperto a tutti, senza differenze di ceto, età, sesso, razza.

E se il nostro Sistema Sanitario è così come lo conosciamo oggi, dobbiamo ringraziare principalmente una donna: Tina Anselmi, la prima donna italiana a ricoprire la carica di Ministro della Sanità.

Fino alla fine degli anni 70, la Sanità Italiana era legata al sistema delle Mutue, degli enti di previdenza che si facevano carico dell’assistenza sanitaria di determinate categorie di lavoratori e (non sempre) delle loro famiglie.

Gli enti erano tanti, disordinati e operavano numerose disparità e disuguaglianze nei servizi.

Il diritto alla salute veniva tutelato in quanto lavoratori di una certa categoria e non per il fatto di essere cittadini italiani.

Chi non aveva diritto di accesso alle Mutue, perché non appartenente a una categoria specifica di lavoratori o in condizioni di povertà, veniva iscritto in speciali registri comunali e affidato al medico condotto (o all’ostetrica condotta per i parti). Nei casi più gravi dovevano provvedere di tasca propria alle cure.

Tina Anselmi, già Ministro del Lavoro e prima donna Ministro in Italia, nel 1978 diventa anche Ministro della Sanità.
Anselmi dichiara che il tempo delle disparità deve terminare.

Già nel 1976, come Ministro per il Lavoro, aveva fatto emanare la legge n. 903/1977 sulla “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro”.

Il 23 Dicembre 1978, Anselmi emana la Legge 833 che sancisce la nascita del Servizio Sanitario Nazionale, basato su principi di universalità, uguaglianza ed equità.

La Legge italiana riconosce così la salvaguardia della salute come un diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana.

Vengono istituite le Usl (unità sanitarie locali) che hanno il compito di prendere in carico il benessere complessivo e la salute di tutti i cittadini.

L’assistenza sanitaria viene finanziata principalmente dallo Stato stesso insieme alle entrate dirette dei ticket: quote a cui contribuisce anche l’assistito nei limiti dei propri mezzi.

L’attività a favore della salute di tutti non termina qui: grazie alla sua tenacia, nonostante le numerose pressioni del Vaticano, che minacciava della rottura dei rapporti con lo Stato Italiano, Tina Anselmi firmò la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza

Come riporta un suo collaboratore dell’epoca “Lei non indietreggiò, da ministro le sembrava inconcepibile derogare da un suo preciso dovere, firmare una legge approvata dalle Camere”.

Nonostante la profonda fede cattolica dichiarata, la laicità dello Stato non è stata mai messa in dubbio.

Inoltre, sempre nel 78, Anselmi firmerà la famosa Legge Basaglia, che permise la chiusura dei manicomi, assicurando ai cittadini una vera tutela della salute mentale.

Oggi, a 42 anni di distanza dalla Legge 833, non possiamo che ricordare l’impegno di Tina Anselmi per la salute di tutti, dal più piccolo al più anziano, dal più forte al più vulnerabile.

Valentina Freni


 

Rispondi