Il mondo che verrà: il dramma della scelta e l’angoscia della Responsabilità
C’era un tempo in cui le nostre scelte erano semplici, guidate e “predestinate” dal nostro stato sociale, il genere, la cultura, la dote e così via. L’era moderna ha aperto i confini dandoci la possibilità di scegliere partner, lavoro, città, casa. L’apertura dei confini ci ha messo di fronte infinite possibilità e infinite scelte. Il sogno americano del possibile.
“Niente è impossibile” recitava la famosa frase della pubblicità. Eppure infinite possibilità portano con sè anche il peso e l’angoscia delle conseguenze delle nostre scelte. Un’angoscia che può tormentarci la notte. Un’agonia che può paralizzarci.
Farò bene o farò male? Questa domanda ci seguirà sempre, a maggior ragione adesso che un’epidemia è arrivata a scombussolare gli ordini e le regole del gioco.
Molte persone al giorno d’oggi si stanno chiedendo se hanno fatto la scelta giusta, se devono cambiare qualcosa del loro futuro. Come sarà il mondo che verrà? In questi mesi abbiamo cercato di riflettere e provare ad immaginare quello che sarà nelle nostre dirette sul Salotto. Potete trovarle qui.
Abbiamo esplorato la Creatività, provando a immaginare la sua importanza sempre maggiore sia da parte dei creativi strettamente intesi, sia di chi della creatività fa strumento di resilienza nell’affrontare le sfide e gli ostacoli che si presentano. Abbiamo esplorato le difficoltà che stiamo vivendo e quali abilità ci saranno d’aiuto nell’affrontare nuove scalate, nuovi pesi e nuove angosce del tempo che verrà.
Quello che è certo è che siamo chiamati come singoli individui e come comunità ad una nuova Responsabilità verso noi stessi, verso il nostro prossimo e verso l’ecosistema che viviamo. Questa epidemia ci ha mostrato la nostra piccolezza, ma soprattutto che Libertà implica Responsabilità.
Oggi vorrei mettere sotto la lente di ingrandimento e riflessione proprio la Responsabilità poichè questa è strettamente connessa a due nuovi disagi della civiltà: la crisi identitaria e l’angoscia della scelta.
Il termine Responsabilità nasconde al suo interno il mistero e il segreto della sua essenza: “respondere”, ovvero rispondere ad una domanda. Quale domanda?
La Responsabilità implica l’essere chiamati a rispondere ad una domanda. La risposta contenuta nell’azione porta consè il peso delle conseguenze che assumiamo su di noi con il suo portato di angoscia.
Non si può parlare di responsabilità senza parlare di libertà. E cos’è la libertà se non proprio la responsabilità di scegliere?
La libertà quindi è strettamente connessa all’angoscia della responsabilità per quanto detto prima: ho scelto la cosa giusta/migliore?
Tuttavia, e qui si complicano le cose, responsabilità coinvolge un Io inserito in un Noi. C’è sempre una Comunità di riferimento nelle nostre scelte, reale o immaginaria che sia. Ed è qui che si connette alla nostra Identità.
Chi sono io? Quali sono i miei valori di riferimento? Da dove vengo? A quale comunità appartengo? Dove voglio andare? Domande importanti sulle quali si poggiano le nostre scelte, o meglio la conflittualità delle scelte influenzate inevitabilmente dal Sistema esterno che esercita la sua pressione.
L’angoscia generata da questa conflittualità tra spinta interna e pressione esterna è il dato che mi sembra rilevante anche a spiegare il disagio contemporaneo. La società consumistica gioca proprio sulla sua “capacità” di alleviarci dal peso della scelta. Una pubblicità accattivante che sa usare i suoi strumenti attrattivi è quello che ci convince sollevandoci dal peso della scelta.
Queste dinamiche si ripresentano anche nel piccolo dei nostri sistemi. La comunità, attraverso le istituzioni, ci guida e ci indirizza sul percorso dal seguire attraverso tappe precostruite (la didattica ministeriale, la burocrazia, ecc.). A volte questo percorso può essere percepito come ferraginoso, lento o non adatto a noi. L’infante si affida all’autorità dei genitori per sapere cosa è giusto e cosa sbagliato. In adolescenza inizia a maturare un’idea di libertà di scelta ed è la fase in cui si sperimentano i propri limiti e le conseguenze della propria scelta, si mette in discussione l’autorità.
Scegliere è dispendioso cognitivamente. Il lobo prefrontale deve elaborare una serie di input esterni ed interni per selezionare la risposta adatta. Questa via indiretta di risposta è quella che implica la riflessione, l’acquisizione di informazioni per poter discernere tra le varie risposte quale è la migliore. Questa via però può essere facilmente bypassata dalla risposta istintiva data da un’attivazione della parte più antica del cervello, quelle aree deputate a risposte immediate perchè funzionali alla sopravvivenza.
Quando vi invitano a fare le cosiddette “scelte di pancia”, ecco stanno chiamando in causa la via diretta e automatica, quella più istintiva ed antica, funzionale alla sopravvivenza.
Più informazioni abbiamo acquisito ed elaborato, più la scelta sarà meno faticosa. Forse è per questo che Bill Gates legge almeno tre libri su uno stesso argomento? Così da avere una panoramica sull’argomento e poter discernere e valutare in base alle nozioni acquisite, nonostante si affidi sempre al parere di esperti del settore ovviamente.
Dove c’è un vuoto caotico, una crepa decisionale, è lì che si inserisce la risposta automatica (irresponsabile forse? istintiva sicuramente), la necessità di affidarsi ad uno Stato autoritario e non autorevole.
Prima ancora di chiederci se quello che abbiamo scelto è giusto o sbagliato, chiediamoci se abbiamo tutti gli strumenti necessari a scegliere e se abbiamo fatto un errore non facciamone una colpa forse non avevamo tutte le informazioni, forse abbiamo fatto un errore di valutazione o tempistica. A volte possiamo scegliere anche di non agire, di fermarci e prenderci del tempo per valutare, lo stesso tempo necessario al nostro lobo prefrontale per processare le informazioni. La Strategia al di sopra della risposta reattiva.
La scelta può bloccarci, come accade al personaggio di “The Good Place“,serie che esplora l’etica senza perdere la sua complessità e l’ humor, il filosofo e docente universitario di etica paralizzato dal pericolo e dalle conseguenze delle azioni. Paralizzato dall’esercizio del suo potere decisionale.
Per essere smussato, devi affrontare il vento in viso
Kim Namjoon alias RM
Non puoi rimanere sempre dentro a un sogno
Piuttosto che le parole confuse ‘sii forte’
Invece che la bugia del ‘siamo tutti così’
Prega che il vento finisca, come ogni vento fa
Se anche voi vi trovate paralizzati dalla scelta, accertatevi di avere tutti gli strumenti per poter scegliere e se anche questi non vi aiutano a sbloccarvi allora chiedete e scegliete in ogni caso la Vita, che per sua natura è in continuo fluire e scorrere.
Alessandra Notaro
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