Black History Month| Quattro storie dimenticate di donne e uomini nerə in Italia
Spesso dimenticate o, semplicemente, pagine mancanti nei libri di testo, queste sono le storie di uomini e donne nerə che hanno contribuito alla storia italiana.
SARA PARKER REMOND
La prima donna a laurearsi in medicina in Italia fu l‘attivista afroamericana Sara Parker Remond. Nata negli Usa, a Londra conobbe Giuseppe Mazzini, che scrisse per Remond delle lettere di presentazione quando decise di trasferirsi in Italia nel 1866. Studiò medicina presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova dove si laureò in ostetricia. Continuò a vivere e lavorare a Roma fino alla sua morte (1894).
SAN BENEDETTO, IL MORO
Benedetto il Moro, beatificato nel 1807, è considerato uno dei patroni di Palermo. Nato in provincia di Messina nel 1524 da schiavi neri, prese il cognome Manasseri dal padrone che promise ai genitori di dare la libertà al loro primogenito. Simbolo di umiltà, la sua mansuetudine venne vista dalla popolazione nera non tanto come un’addomesticamento all’uomo bianco, ma come un’arma passiva che Benedetto usava per difendersi dalla schiavitù. Oggi è considerato il santo dei profughi.
GIORGIO MARINCOLA
Unico partigiano italo-somalo decorato, alla memoria, di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Figlio di una donna somala e di un sottufficiale italiano che riconobbe i figli e li portò in Italia, Dopo la liberazione della Capitale, Marincola si arruola, col grado di tenente nella “Special Force” del comando alleato. Dirà in diretta da una radio nazifascista: “Patria significa libertà e giustizia per i popoli del mondo. Per questo combatto gli oppressori”.
LA BANDA MARIO
Gli africani della Banda Mario costituiscono un caso unico: si mossero in gruppo e nel gruppo c’erano uomini e donne, ascari e civili. Avrebbero potuto aspettare il passaggio degli alleati per far ritorno a casa. Non avevano insomma la necessità di schierarsi. Non rischiavano la deportazione (come gli ebrei), non erano prigionieri di guerra. Eppure scelsero di restare e combattere. Il primo a cadere fu Abbabulgù Abbamagal, detto Carletto per via della bassa statura e della corporatura esile.