“Tick, Tick…Boom!” Perchè è il film adatto ai nostri tempi
Negli anni ’90 si combatteva un grande nemico, l’HIV, che imperversava e si diffondeva rapidamente, nella comunità LGBTQ in particolar modo. Mieteva molte vittime e non vi era ancora una vera e propria cura. Il XXI secolo invece chiude il suo primo ventennio con una pandemia, anch’essa letale e sconosciuta prima. Il film “Tick, tick… Boom!” su Netlifx tratto dall’omonimo musical di Jonathan Larson è il film adatto a questi tempi. Vediamo i motivi.
Il musical scritto dal talentuoso Larson (interpretato da Andrew Garfield) è autobiografico, viene prima del celeberrimo Rent e racconta il suo precedente e ambizioso progetto musicale, Superbia. Il racconto di Larson si incentra in particolare sui giorni che precedono il suo compleanno, un arco di tempo molto importante in cui accadranno diversi avvenimenti che in un modo o nell’altro daranno una scossa alla sua vita.
Un musical futuristico alla quale lavora per 10 anni, ma alla quale manca un brano fondamentale a detta del suo sostenitore e mentore, il famoso produttore Stephen Sondheim. Il Tick, Tick…Boom! racconta la frustrazione e le sfide che questo brillante autore, con un spiccato desiderio a voler raccontare il mondo, deve affrontare: l’affitto, una carriera artistica che non prende il volo, lo spettro dei 30 anni alle porte e le bollette da pagare.
Una realtà molto vicina a noi, adatta ai nostri tempi.
Negli anni ’90 si combatteva una grande battaglia contro un nemico senza volto, allora letale, l’HIV. Il nostro secolo sarà ricordato come il secolo che iniziò con una pandemia che ancora non ci lascia. Anch’essa all’inizio letale. Una pandemia ci ha ricordato quanto siamo esseri finiti, piccoli al cospetto dell’ecosistema naturale quando questo viene alterato, e che il tempo è un tempo limitato.
La pandemia ci ha mostrato come può arrivare qualcosa di esterno a noi a bloccare tutti, a rovinare i nostri piani. Una crisi del nostro Ego e la scoperta che il mondo continua a girare anche senza noi. L’unica cosa che possiamo influenzare è il nostro piccolo mondo, fin dove riusciamo ad arrivare con lo sguardo.
Tick, tick…BOOM!, questa lancetta che rintocca inesorabile, questo timer che scandisce il nostro tempo ci ricorda la nostra finitezza. Il musical di Jonathan Larson racconta questo: la battaglia di un uomo contro il tempo, perchè incredibilmente sentiva di non avere tempo, di non poterne perdere altro e che le sue doti non potevano andare sprecate (incredibile se si pensa che morì per un aneurisma la notte precedente alla prima del suo grande spettacolo, Rent).
Di sicuro il contesto, gli amici con HIV, avrà contribuito a dargli questo senso di urgenza, gli avrà forse mostrato come è importante fare delle scelte, qualsiasi esse siano, e non rimandare all’infinito una decisione perchè quelle lancette continuano a girare. Questo però non deve essere scambiato per una ricerca ossessiva del fare, fare a tutti i costi, ma anzi queste lancette ci ricordano l’importanza di un agire meditato.
L’azione va pensata, altrimenti finiremo per subirla.
Un atto non pensato, detto anche in termini psicoanalitici agito, è un azione senza senso che ha solo la funzione di valvola di sfogo delle nostre emozioni, ansie, paure. Queste emozioni che irrompono all’improvviso ci dicono che dobbiamo fare qualcosa, qualsiasi cosa. L’autore di Rent ha incanalato questa urgenza in qualcosa di creativo, sentiva di voler cambiare qualcosa, di voler raccontare.
Trova il tuo modo di rispondere a questa chiamata. Larson aveva la scrittura e la musica attraverso il quale interpretava il mondo. Ognuno ha un suo modo creativo di rispondere, dovrai pazientare prima di trovarla.
Forse è un controsenso pensare a questo orologio proiettato nel futuro e dall’altro concedersi la possibilità di prendersi del tempo. Il conflitto sta proprio in questa contraddizione che viviamo quotidianamente in quanto esseri viventi: la consapevolezza di vivere un tempo finito e allo stesso tempo vivere come se avessimo tutto il tempo del mondo.
Questo ago della bilancia che si mantiene in equilibrio tra i due poli del conflitto ci permette di non cedere all’annichilimento della nostra volontà e dall’altro ad un’angoscia di morte. Il nostro essere umani si gioca tra questi due piatti della bilancia. Se non vogliamo essere in balia degli eventi, dobbiamo prendere in mano il timone, ma ancora prima dobbiamo imparare a governare la nostra barchetta per sapere come cavalcare le onde e sfruttare i venti a nostro favore. E sì, anche saper attendere nei momenti di secca.
Alessandra Notaro