Cosa accadrà? Come cerchiamo risposte all’incertezza del futuro
E’ arrivato maggio, e possiamo dire che questi mesi sono volati. Il sentimento comune è stato quello di sentirci sommersi dalle incombenze come se vivessimo in uno stato di perenne ritardo. Come se qualcuno dall’alto stia chiedendo il recupero del tempo trascorso per quelle “vacanze” non richieste e forzatamente concesse durante la Pandemia. La sensazione comune è che sia stato tempo perso.
Ripensandoci con il senno di poi avremmo potuto fare altro o, se questo altro è stato fatto, notiamo oggi che non ha portato a grandi cambiamenti, almeno non quelli che ci aspettavamo. Adesso ci troviamo a vivere le conseguenze e gli effetti di quel periodo. Poteva essere gestito diversamente?
Di certo e con il senno di poi è sempre più facile trovare le risposte. Negli anni a venire questo periodo storico verrà studiato da saggi analisti che avranno tutto il tempo di scrivere pagine e pagine su causa ed effetto di fatti già compiuti. Più difficile per noi è vivere il presente, il qui e ora, senza soccombere, cercando di vedere quell’orizzonte degli eventi che si appresta ad arrivare quel tanto che basta per farci trovare preparati e prevedere le conseguenze.
Quali strumenti abbiamo?
Ci sentiamo sempre sprovvisti di mezzi utili e punti di riferimento che ci possano aiutare. A chi chiedere? Alle stelle? Alla storia? Ai saggisti?
Mi viene in mente “La svastica sul Sole” di Philip K. Dick da cui è stata tratta la serie The Man in the High Castle in cui, in un futuro ucronico in cui i nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, la popolazione si affida all’antico testo taoista Tao Te ching per interpretare gli eventi e avere un’indicazione sulla strada da intraprendere.
Anche se questo strumento viene utilizzato all’interno storia come un supporto decisionale dai personaggi che si trovano di fronte ad una scelta, in realtà ci mostra come gli esseri umani hanno bisogno di strumenti che siano di aiuto nell’inquadrare cosa sta accadendo, dove stanno andando e quale può essere la risposta migliore.
Questi strumenti possono trovarsi dentro e fuori di sè. Le versioni estremamente semplificate e accessibili di questo bisogno, ad esempio, sono la superstizione che con i suoi gesti apotropaici vogliono essere un tentativo di controllare gli eventi, oppure le varie formule divinatorie che tentano di restituirci un mondo prevedibile e di farci dunque trovare preparati di fronte l’imprevisto.
L’imprevisto fa parte della vita.
Ciò su cui possiamo intervenire è il nostro modo di far fronte agli eventi ampliando il nostro inventario di risposte e di conoscenze. La saggezza in fondo cos’è se non la capacità di saper leggere le esperienze e rispondere in modo consapevole ai cambiamenti.
Forse una soluzione all’incertezza e imprevedibilità di questi tempi è dedicarci allo sviluppo di una saggia consapevolezza. Quest’ultima comporta il focalizzarci da un lato sul coltivare noi stessi silenziando il mondo intorno, in un sano egoismo, e dall’altro porci in ascolto attivo rispetto a ciò che accade.
Entrambe le qualità ci impongono di tagliare tutto ciò che è una distrazione vuota e asettica, senza alcun piacere. E questo taglio comporta una scelta quotidiana. Ogni giorno decidiamo e scegliamo. La scelta è una componente umana fondamentale e nessuno ci prepara a saper scegliere. La scelta è neurologicamente collocata nel lobo prefrontale, la parte più recente del nostro cervello. Scegliere è un’attività complessa ed elaborata. Coinvolge un’area specifica connessa a tutte le arie del cervello, alla nostra personalità e alla selezione delle risposte adeguate all’ambiente.
Scegliere è l’attività che più di tutti ci mette in crisi perchè è la più elaborata.
Tuttavia la nostra mente fa anche in modo di semplificare le nostre scelte in una sorta di economia cognitiva, perchè sa quanto è dispendioso il processo decisionale. Anche la realtà, e la società, riflette questa nostra esigenza, e noi ci andiamo a nozze.
Abbiamo creato pubblicità che ci tolgono dall’impasse di dover scegliere il prodotto adeguato, abbiamo social network che selezionano in base agli algoritmi le informazioni ritenute interessanti in base ai nostri gusti.
Abbiamo anche canali streaming che ci propongono cosa vedere sommergendoci di contenuti, troppi, che rischiano di creare l’effetto opposto e bloccarci ore nel decidere quale film o serie può piacerci. Probabilmente stiamo progressivamente perdendo la capacità di scegliere abituati ormai a delegare.
E nel rispondere alla domanda “cosa accadrà”, forse ricerchiamo quella facile risposta che arriva dall’alto, semplice e comprensibile che non ci tolga troppo tempo, ormai unica merce di scambio valida nella nostra nuova realtà. Preferiamo risparmiarlo il tempo piuttosto che investirlo. Da notare come le terminologie consumistiche ormai si coniugano bene con la nozione di tempo proprio a sottolineare questo nuovo mondo di cui ne è diventato la moneta.
Ormai il cambiamento si è avviato verso questa nuova rotta. Le conseguenze saranno sicuramente un aumento dell’ansia, dello stress, una società della stanchezza. Nuovi dispositivi che si basano sulla performance, nuovi algoritmi che perfezionano la lettura delle preferenze. Un’ottimizzazione dei sistemi già esistenti, in un mondo che scorre sempre più veloce, mentre noi sentiremo di non riuscire a stare al suo passo, di perderci delle informazioni importanti del futuro che ci aspetta non avendo più nemmeno il tempo di leggere un articolo più lungo del solito.
Alessandra Notaro