Orientarsi nella crisi del lavoro: cosa fare da grande?

Orientarsi nella crisi del lavoro: cosa fare da grande?

Si parla spesso della crisi lavorativa come difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro ma c’è un’altra crisi lavorativa e di cui non si parla, quella individuale, data dal desiderio dell’uomo di realizzazione personale.

Nel 1700 , in Europa occidentale , esistevano circa 400 diversi tipi di lavoro diversi. Al giorno d’oggi , ce ne sono circa 500.000. Il mondo del Lavoro e le sue possibilità sono in continuo mutamento e non c’è da stupirsi se a volte abbiamo un po ‘di problemi a stabilire ciò che vorremmo o potremmo fare.


Si parla di crisi del lavoro solamente per indicare la crisi economica, la crescente difficoltà di inserimento occupazionale dei giovani e la dimunizione dei posti lavorativi sottovalutando la crisi individuale. Se infatti da un lato subiamo la crisi economica e occupazionale e le frustrazioni che essa comporta, d’altra parte sentiamo crescere in noi un’altra crisi, questa volta personale: l’ansia di carriera, ovvero il non riuscire a realizzarsi e a concretizzare i propri obiettivi, può paralizzarci e farci soffrire.

Non è un caso che la ricerca della felicità investa i due campi più importanti dell’uomo: l’ Amore (e dunque le sue relazioni) e il Lavoro. Così ci lanciamo a capofitto in questa ricerca senza però aver chiaro il modo in cui essa funzioni, le regole del gioco e gli strumenti in nostro possesso. L’insoddisfazione e l’insicurezza rispetto ciò che potrebbe soddisfarci in relazione al lavoro sono sentimenti molto frequenti: capiamo cosa non è adatto a noi ma non è altrettanto chiaro cosa potrebbe essere adatto. La frustrazione e l’ansia non ci permettono di vedere in modo chiaro la direzione da prendere.

Le regole del gioco

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Il tempo è tiranno e gioca brutti scherzi, ci fa percepire il suo scorrere veloce e incessante mentre noi ancora non siamo riusciti a dare libero sfogo al nostro talento, il quale è rimasto inespresso e in cerca di un luogo, di un’ occupazione, nel quale realizzarsi. Inoltre il mondo ci ripete continuamente come il nostro talento debba concretizzarsi in qualcosa di utile, tangibile e riconoscibile. Così scegliamo di intraprendere carriere socialmente riconosciute e utili che permettano di sostenere una vita tranquilla, tutte quelle professioni per cui “è facile trovare lavoro.”

Ripensiamo però a quanto detto sopra, cioè che il Lavoro è uno dei due ambiti in cui l’uomo ricerca la felicità. Vogliamo poter fare un lavoro che ci piaccia e che al contempo ci dia soldi, potere e identità sociale riconosciuta, e non ultima d’importanza, ci lasci del tempo libero. Queste idee ci intrappolano, e spesso ingabbiano il nostro reale talento.

“Un uomo deve essere ciò che è capace di fare. Egli deve essere coerente con la propria natura. L’autorealizzazione è un desiderio di diventare sempre più ciò che si è idiosincraticamente, di diventare tutto ciò che si è capaci di diventare.”

Le parole dello psicologo Maslow ci ricordano cosa sia l’autorealizzazione e da cosa spesso possa derivare il vissuto di insoddisfazione. La realtà, con i suoi ostacoli e le sue difficoltà, unita alle idee che spesso abbiamo sul lavoro ci confondono e ci fanno perdere la direzione per noi giusta.

Gli strumenti in nostro possesso

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Fin da piccoli dovremmo crescere con la domanda “Cosa voglio essere capace di fare?” sostituendola alla consueta “Cosa voglio fare da grande?”. Non sarà semplice nè immediata la risposta. Questa domanda infatti ci permette di interrogarci sui nostri desideri e dunque le abilità e gli strumenti necessari alla realizzazione di quell’obiettivo; questa domanda permette una pianificazione a lungo termine. Inoltre, per scoprire e perseguire la propria mission, i bisogni del mondo dovranno incontrare e sposarsi bene con i propri talenti e attitudini.

Riflettete su ciò che vi piaceva fare da piccoli quando ancora le due ansie principali, il bisogno di denaro e il desiderio di uno status, non vi attanagliavano e ripensate al lavoro che sognavate. Spesso infatti i genitori in modo del tutto inconsapevole (o no) trasmettono ai figli l’idea che alcuni lavori non siano realizzabili. Il mondo è in continuo cambiamento; considerate adesso se quei lavori siano ad oggi irrealizzabili.

Un importante ruolo nel nostro successo è giocato dalla “confidence”, ovvero l’aver fiducia, in sé e negli altri, l’avere familiarità e dimestichezza rispetto a qualcosa e rispetto alle proprie abilità. La confidence infatti è indispensabile per attivare il cambiamento.

Quando la paura di non agire affatto supera la paura di sbagliare allora lì ha inizio in cambiamento.” (A. De Botton)

Infine un rapido test per capire se siete sulla direzione giusta o per ritrovarla se l’avete persa è la seguente:

  • Mettete in ordine dal più al meno importante ciò che cercate nel lavoro: guadagno, creatività, rispetto, contributo verso la società.
  • Fate una lista delle vostre qualità e delle vostre paure in relazione al lavoro.
  • Ora considerate le professioni che si sposano con le precedenti liste: scrivete le aspettative e i possibili ostacoli che potreste incontrare. A volte infatti l’immagine che abbiamo di una professione non corrisponde alla realtà dei fatti.

Per concludere, molti bei lavori non iniziano bene, sono difficoltosi e mettono a dura prova la nostra resistenza, ma se saprete aspettare ed essere tenaci nel perseguire il vostro obiettivo conservando un certo grado di flessibilità, la resilienza giocherà a vostro favore e a vantaggio del vostro desiderio di realizzazione in campo lavorativo.

Alessandra Notaro

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Riferimenti bibliografici e sitografici:

Maslow, Abraham H., Verso una psicologia dell’essere, 1971, Astrolabio Ubaldini.                       The book of life.com

 

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