Rusalka, la “sirena” che perse se stessa per amore

Rusalka, la “sirena” che perse se stessa per amore

La storia di Rusalka, opera meravigliosa del ceco Antonín Dvořák, altro non è che la fiaba de “La Sirenetta” di Andersen. Ebbene sì: Rusalka nasce dalla penna dello scrittore Jaroslav Kvapil, autore molto celebrato nel teatro boemo. Tratta una fiaba di tipo amoroso, ambientata in una natura incantata e i cui personaggi vicini alla tradizione popolare slava.

Rusalka è un’ondina e vive vicino ai corsi d’acqua. Le ondine sono creature dotate di voce bellissima e si dice che se si sta attenti le si possa ascoltare cantare accanto ai fiumi, per es. Così anche Rusalka. Ma un giorno incontra il principe, umano, di cui si innamora. Così va dalla Strega chiedendole un incantesimo per poter diventare umana e sposarlo. La Strega, per compiere il suo desiderio, le chiede in cambio il suo vestito trasparente che la connota come ondina ma soprattutto la sua splendida voce. Rusalka acconsente. Così ritrova il suo Principe, ma lo ritrova muta. Va a vivere a corte. Finché un giorno arriva una Principessa straniera che seduce il Principe, che quindi tradisce Rusalka. Non svelo il finale così potrete conoscerlo da voi stessi recandovi a teatro.

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Ma ciò che volevo raccontarvi, ed a mio modo redarguirvi, era la cessione di sé compiuta da una donna innamorata. Nessuno può essere  immune da questo tipo di comportamento autolesivo.

Rusalka cede ciò che la connota, cede la sua identità, uccide il sé per un altro essere.

Ci ricorda come ammutoliamo noi stessi, come cediamo il nostro ‘potere’ mettendoci totalmente nelle mani di un altro essere, perdendo noi stessi. Ci ricorda a cosa andiamo incontro facendo così. Ci ricorda, per opposizione col suo doloroso agire, come è essere amati ed amare davvero. Di certo non depauperarsi o annullarsi. Ci ricorda che se non ci siamo noi non può esserci neanche l’altro.

C’era una volta ma, possiamo certamente dire, che c’è ancora. Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha creduto che cedere se stessi fosse amare, almeno una volta?! O non lo ha visto agire, impotente, da persone intorno a sé?!

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Molto più a rischio di questo ‘totale andare verso’ sono le donne, per cause culturali. Le pressioni che le donne ricevono sin da bambine a reprimere la propria voce, col ricatto del ‘ non essere femminili’ se non zittiscono la loro voce protendendosi, in misure varie, verso il maschile, le pone in pericolo più dell’uomo. Per questo, quando canto questa aria in concerto, mi rivolgo soprattutto alle adolescenti in sala, implorandole di proteggersi e non dare via mai parti preziose di sé, perché equivale in qualche modo a morire. La sottrazione del vero sé altro non è che questo. Grazie, Rusalka, che ce lo ricordi!

Questa l’aria del primo atto, in cui Rusalka, ancora in possesso della sua splendida voce, si rivolge alla luna, chiedendole di proteggere il sonno del suo amato, qui cantata con estrema morbidezza dall’incantevole Lucia Popp.

Laura De Santis

 

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