“L’omo preferisce la gallina” dice Trilussa
Spesso nella vita immaginiamo che una tale cosa potrebbe piacere più di un’altra, risultare gradita e di conseguenza noi ‘possessori’ della tale cosa. L’essere umano, da che mondo è mondo, ha basato se stesso per lo più sulla necessità di essere appagato dallo sguardo compiacente di qualcuno esterno a lui.
In questa epoca si demonizzano i social accusandoli alimentare il narcisismo, la necessità di ricevere consensi. Necessità che in verità è sempre appartenuta all’essere umano.
Va da sé che se si ha questo ‘bisogno’ è perché vi è insicurezza di sé e del proprio valore. Pensate per esempio ai cosiddetti sciupafemmine, continuamente alla ricerca di una nuova donna da conquistare, per confermare a se stessi un valore che non c’è e viene quindi delegato all’esterno. Di fatto una cessione del nostro potere personale, che mettiamo in mani altrui.
Ma torniamo ad osservare il ‘richiedente dei consensi’: la sua percezione è di essere ammirato e questo è possibile. Ma poi, ad andare alla sostanza, ecco che le preferenze dell’esterno sono altre e ci accorgiamo che l’ammirazione non sempre è affetto.
Infatti, se è vero che nelle relazioni è importante che il sentimento poggi sulla stima (tanto che nel caso venga a mancare il rapporto stesso può anche finire), non è altrettanto vero che chi produce ammirazione sia amato, anzi. Temuto forse, amato no.
Perché l’ammirazione indica la mancanza di riflesso di quella stessa qualità in coloro che guardano e non sempre si traduce in emulazione.
Come fa dire Trilussa al Gatto nei versi conclusivi, disvelando la realtà all’Aquila.
“L’Ingegno” Trilussa
L’Aquila disse ar Gatto: – Ormai so’ celebre,
cór nome e co’ la fama che ciò io
me ne frego der monno: tutti l’ommini
so’ ammiratori de l’ingegno mio!
Er Gatto je rispose: – Nu’ ne dubbito.
Io, però, che frequento la cucina,
te posso di’ che l’Omo ammira l’Aquila,
ma in fonno preferisce la Gallina…
Laura De Santis