Perchè piace “Game of Thrones”? I trucchi della serie più seguita

Perchè piace “Game of Thrones”? I trucchi della serie più seguita

Per ben sei stagioni l’epica fantasy Game of Thrones – tradotto in italiano “Il Trono di Spade”- è riuscita a tenerci emotivamente incollata agli schermi. Qual è il suo segreto?

Sei stagioni e siamo ancora qui davanti allo schermo. Le faide familiari e gli intrecci tra i personaggi ci hanno conquistati ma  ancor di più è la curiosità a tenerci incollati ad una delle serie più seguite, Game of Thrones!

“Chi sarà il prossimo a morire, quando arriverà Daenerys con suoi  figli/draghi a fare fuoco e fiamme?” “Chi toglierà quell’aria da cucciolo smarrito a Jon Snow che, come ripeteva la bruta quasi a voler infierire ulteriormente in un mantra enigmatico, “non sai niente, Jon Snow””. “E il nano? E’ il mio personaggio preferito, fa che Martin non lo uccida questa stagione!”

Questi sono alcune dei quesiti che avvolge il mondo fantastico creato dalla penna di Martin e sicuramente questi contribuiscono al suo successo. La serie è di certo rivoluzionaria ma esaminandola nel dettaglio è uno dei più tradizionali fondamentali della scrittura a vincere: la transizione da un emozione ad un’altra.

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Lo youtuber “Lessons from the screenplay ci spiega i “trucchi” dietro il successo di Game of Thrones in questo video/saggio. Quindi chi non è arrivato ancora alla sesta stagione si guardi bene dal leggere oltre o vedere questo video. [Spoiler Alert]

“Una scena è una storia in miniatura…non importano spazio o tempo, una scena è tenuta insieme da desiderioazione, conflitto cambiamento

Scrive Robert McKee nel suo libro, Story, un classico sulla sceneggiatura. Il Trono di Spade non fa eccezione a questa regola. La serie ha abituato i suoi spettatori a repentini cambiamenti. Un esempio è la scena tra Jon Snow  e Sansa.

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Dopo una scena lunga e concitata come la battaglia tra Jon e Ramsey, Jon e Sansa finalmente si ritrovano. E’ un momento molto piacevole e di riconciliazione tra i due, piacevole da vedere anche per lo spettatore. Il desiderio  di Sansa è ritornare a Winterfall così agisce in modo da convincere Jon a riprenderla. Quando Jon fa resistenza a questa idea, c’è lo scontro.

Così, mentre ci stavamo riprendendo dalla “battaglia tra i bastardi” consumatasi qualche secondo prima, e pensiamo che tutto si stia per sistemare subentra una faglia alla nostra certezza. Sansa gli si oppone facendo nascere il conflitto che si scioglie narrativamente quando gli dice che è intenzionata a combattere con o senza di lui.

Ma è proprio nella scena che da il titolo all’intero episodio, “The Battle of Bastards”, che questi fondamentali vengono maggiormente sottolineati. Jon Snow desidera annientare il crudele Ramsey e riprendersi the Winterfall, l’unica azione possibile in questo caso è raggiungere lo scontro; nella battaglia si consuma il conflitto che porta al cambiamento con la sconfitta di Ramsey e la conquista del castello.

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“Quando la storia porta lo spettatore ad un cambiamento dei valori affettivi, siamo catturati dalla storia e ci emozioniamo seguendola”

Facile a dirsi, ma come si fa? Ebbene, nei ben 23 minuti di battaglia, sono riusciti a scrivere una scena che cattura lo spettatore e lo emoziona. Gli scrittori e gli showrunner (coloro che “fanno funzionare” una serie) hanno applicato una tecnica chiamata “Transition of Emotional Values”  ovvero repentini spostamenti e cambiamenti dei nostri valori affettivi. McKee spiega questo concetto: capire come creare l’esperienza emotiva dello spettatore inizia con il realizzare che ci sono solo due emozioni – piacere e paura.

Queste due emozioni, piacere e paura, alla base di qualsiasi esperienza emotiva e coinvolgimento nella narrazione, sono ciò che danno allo spettatore il pathos, l’emozione che ci porta ad empatizzare con l’eroe.

Il vero coinvolgimento nasce quando queste emozioni vengono capovolte oppure quando c’è un salto da un’emozione all’altra, da una scena ad un’altra, tenendo lo spettatore sulle spine. Il coinvolgimento emotivo avviene quando c’è questa transizione di valori affettivi.

Ma vediamo come inizia l’epica scena della battaglia.



Questo incipit è molto importante ed è la chiave emotiva di tutta la battaglia. Come far passare da un’emozione all’altra? Eccone un esempio. Qui vediamo Rickon nelle mani di Ramsey nella speranza che possa ricongiungersi al fratello Jon. Ramsey gioca emotivamente con Jon nello stesso modo in cui farà la scena seguente. Rickon e Jon si rivedono dopo anni e questo ci da piacere, ma dall’altro lato conosciamo la crudeltà e imprevedibilità di Ramsey e questo ci tiene sulle spine. Quale sarà la sua mossa?

Speriamo che i fratelli riescano ad abbracciarsi e questa speranza è tenuta viva da uno schema che si ripete per tre volte: tre frecce scagliate che non vanno a segno. Le azioni si muovono su un pattern di tre ripetizioni e siamo soliti aspettarci che la terza segni una svolta narrativa, così quando la terza freccia non colpisce Rickon speriamo che possa salvarsi. E qui arriva la quarta freccia a infrangere le nostre aspettative!

Questo gesto fa nascere in Jon un desiderio di vendetta ancora più grande.

Durante la battaglia vediamo Jon passare da un’emozione ad un’altra, in un su e giù di un’ altalena emotiva. La serie è molto brava a tenere incollati allo schermo creando delle aspettative, speranze che vengono puntualmente disattese, e i fan di Game of Thrones ormai sono pronti a tutto!

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Game of Thrones utilizza numerosi escamotage per ottenere la nostra completa attenzione; avvalendosi degli strumenti tipici del cinema, crea un vero e proprio linguaggio. La musica  è uno di questi strumenti utilizzati dalla serie: ogni momento  preciso ha una musica che evoca l’emozione ad esso legata e allo stesso modo l’assenza della musica ha un altro impatto emotivo sullo spettatore.

La serie si avvale sapientemente di  tutti gli strumenti narrativi e percettivi a disposizione del mezzo audiovisivo per giocare con le nostre aspettative e farci passare da un’emozione all’altra.

Più che Game of Thrones è un Game of Emozioni!

E forse è per questo che ci piace.

Alessandra Notaro

 

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