La ciclicità della Poesia
Riprendiamo il nostro appuntamento con la Poesia presentandovi i versi dell’Achmatova, come ormai sapete a me molto cara.
Qui lei si mostra quale donna innamorata. A tal punto da vegliare sull’amato addormentato (come è evidente nell’incipit). Anzi, addirittura, veglia sul sogno stesso che il suo uomo sta facendo.
Infatti lo straordinario di questa Poesia risiede appunto nel raccontarci le visioni stesse che il suo amato sta vivendo sognando addormentato. E’ così che incontriamo, percorrendo insieme ad osservatore ed osservato, un palazzo ed un lago, per esempio.
Questa Poesia termina con un inizio, potremmo dire, visto che per la prima volta l’essere amato pronuncia la parola Amore rivolgendosi alla propria donna, al risveglio.
Vi lascio ora alle parole del nostro Poeta, come voleva sempre essere definita l’Achmatova, utilizzando l’accezione maschile del termine.
“Sapevo che tu mi sognavi” di Anna Andreevna Achmatova
Sapevo che tu mi sognavi.
Perciò non potevo dormire,
azzurrina la fiamma d’un fanale
m’indicava la via.
Tu vedevi il giardino della Zarina,
il favoloso palazzo bianco
e il nero disegno dei cancelli
presso le logge di pietra sonora.
Camminavi, ignorando la strada
e pensavi: “Più presto, più presto!
purché io la trovi, purché
io non mi svegli, prima dell’incontro”.
Ma la guardia al portone d’onore
ti gridò: “Dove vai?”
Il ghiaccio si fendeva, scricchiolando,
l’acqua era nera sotto i piedi.
“Questo è il lago”, pensavi,
” e sul lago c’è un isolotto…”
D’un tratto sul buio fondo
brillò una fiammella azzurrina.
Nella luce avara del mattino
gemendo ti svegliasti,
e per la prima volta
mi chiamasti per nome.
Laura De Santis
Photo di copertina: Richard Tuschman