“Che fine ha fatto Bernadette?” Quando si perde una parte di Sè

“Che fine ha fatto Bernadette?” Quando si perde una parte di Sè

Bernadette (Kate Blanchett) vive con disagio la sua vita e la vita in generale. È agorafobica, preferisce trascorrere il tempo con la sua famiglia in una casa fatiscente e gocciolante, piuttosto che rischiare di incontrare altre persone e “la banalità della vita“.

Suo marito (Billy Crudup), è preoccupato della questa sua progressiva discesa verso la follia della moglie. La figlia, Bee, spera invece che un viaggio di famiglia in Antartide possa aiutarli come famiglia. Purtroppo però a causa di una serie di eventi la situazione inizia a sfuggire al controllo di Bernadette.

Il titolo del film ci suggerisce che avverrà una sparizione e alla quale seguirà, per ovvi motivi, una ricerca. Tuttavia durante la visione scopriamo che in realtà qualcuno è sparito fin dall’inizio. Metaforicamente è sparita una parte importante della vita di Bernadette: il suo lavoro di architetto e soprattutto la possibilità di esprimersi creativamente. Adesso la protagonista è immersa in una vita familiare routinaria e le incombenze della vita quotidiana le delega al suo assistente virtuale pur di evitare l’incontro con altre persone.

Bernadette torna ad essere se stessa solo con la figlia, mentre per il resto del tempo è un personaggio fragile e difficile, senza amici o connessioni con la realtà.

Il film, e Kate Blanchett, riescono a mostrare quella schiacciante difficoltà e quel senso di ansia apparentemente indefinibili nei confronti della realtà intorno a noi.

Tra i maldestri tentativi del marito nel voler aiutare la moglie senza capire nei fatti la radice della sua sofferenza e la figlia che tenta di proteggere e preservare la madre, la chiave di svolta sarà data da un amico di vecchia data di Bernadette.

Quest’ultimo dopo aver ascoltato le peripezie e l’astio della donna verso gli abitanti di Seattle gli dice quella che è la realtà:

“Persone come te devono creare. Se tu non crei, Bernadette, diventerai una minaccia per la società”

Questa è la ragione per la quale Bernadette si è persa ed è allo stesso tempo il modo per riuscire a ritrovarsi, ma è un viaggio da fare da soli per riscoprire l’entusiasmo e la sua passione vitale e creativa.

Un blocco della naturale capacità creativa dell’essere umano genera una stagnazione nella personalità, il mondo esterno diventa un luogo inospitale e iniziamo a diventare i nostri peggior nemici.

Che fine ha fatto Bernadette ci mostra in modo semplice da dove possono originare alcune sofferenze e il viaggio da intraprendere per uscirne, che sia l’Antartide o qualsiasi altro tipo di cambiamento che spezza la routine.

Questo era il mio consiglio del film da vedere per una cura del sè filmica e creativa. Lo potete trovare su Prime video.

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Alessandra Notaro

Psicologa e Psicoterapeuta

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